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Mag 15, 2010 Terza Pagina
Il museo Salvatore Ferragamo di Firenze si veste di misterioso fascino per ospitare la mostra sulla “Divina”, così come venne soprannominata, Greta Garbo.
La mostra, intitolata “Greta Garbo il mistero dello stile” e voluta dal pronipote Craig Reisfield, rimarrà esposta fino al 09 agosto e si potranno ammirare abiti, cappelli, foulard, guanti, scarpe, pantaloni e camicie appartenuti a un personaggio che è divenuto icona di stile e fascino; ma anche i costumi da film, recuperati da istituzioni, musei e collezionisti privati.
Per tutti gli amanti del fashionable questa mostra è imperdibile, perché rivela i mille volti di un’attrice che, lungo il suo percorso, ha mostrato slanci di irripetibile fascino mescolando uno stile inizialmente definito androgino con giacche di taglio maschile, pantaloni e cravatte, per poi passare ad uno stile seducente ed elegante, da prima donna; il che rivela la sua natura ambivalente e la sua continua voglia di mettersi sempre in discussione.
Infatti la vita di Greta Garbo è sempre stata segnata da alti e bassi, rigettando sempre quel mondo pieno di luci a cui lei voleva sottrarsi, svelando un’alta dose di riservatezza, soprattutto per quanto riguarda la sua vita privata.
Nasce a Stoccolma nel 1905 e inizia la carriera grazie all’incontro con il regista Erik Petschler nell’estate del 1922. In seguito conosce il regista finnico Mauritz Stiller e in quel periodo l’attrice decide di cambiare il suo vero nome Greta Lovisa Gustafsson in Greta Garbo.
Nel marzo del 1924 a Stoccolma viene presentato il film La saga di Gösta Berling, apprezzato dal pubblico, ma disapprovato dalla critica; Stiller decide così di ripresentarlo a Berlino, dove registra un successo incondizionato. È lì che Greta fa conoscenza con il regista Georg Wilhelm Pabst, che le offre una parte nel film La via senza gioia, la pellicola si rivelerà un classico della cinematografia e servirà alla Garbo per lanciarsi verso un futuro hollywoodiano.
Dal 1927 al 1937 Greta interpreta una ventina di film muti, che la vedono sempre calata nel ruolo della seduttrice, cosa che la rende talvolta scontenta nei suoi dilemmi da attrice.
Nel 1930 arriva il suo primo film parlato Anna Christie. Un altro momento di svolta è nel 1939 quando Ernst Lubitsch ne fa la protagonista di un’esilarante commedia, Ninotchka, in cui la diva dimostra impensabili doti di attrice brillante e dove, per la prima volta sullo schermo, la si vide ridere.
Anche la vita privata della Garbo è stata contrassegnata da forti ambivalenze. Molto chiacchierata a Hollywood la storia d’amore con l’attore americano John Gilbert e quella con il compositore Leopold Stokowsky, coronata da una fuga d’amore a Ravello, sulla costiera amalfitana. Ma ancora più discussa la sua bisessualità e la citata relazione con la poetessa statunitense di origine spagnola Mercedes de Acosta.
Greta Garbo si ritira ben presto dalle scene, a soli 36 anni, stanca della notorietà, forse il motivo è legato alla troppa riservatezza, troppo spesso violata, dell’attrice.
La rivista Variety l’ha nominata migliore attrice dei primi cinquant’anni del secolo; le è stato inoltre conferito un premio Oscar alla carriera nel 1954 ed è stata candidata ben quattro volte come migliore attrice dall’Academy Awards. Ha trascorso molto tempo a Taormina, ospite del dietologo delle dive Gailord Hauser, dando sfogo alla sua bisessualità che, in una città trasgressiva come Taormina, meta di molti omossessuali, non faceva notizia.
La “Divina” è diventata ed è tutt’ora un’icona del suo tempo e un mito nell’immaginario collettivo perché racchiude il fascino di una diva elegante intrappolata nella sua riservatezza e trasparenza d’animo.
Lara Biccheri
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