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Lug 23, 2014 Attualità, Italia
Giuseppe Uva un quarantenne un po’ difficile ha fatto una fine tremenda, in un posto gestito dalle forze dell’ordine. Prima di lui era toccato a Federico Aldrovandi, Stefano Cucchi e più di recente a Riccardo Magherini e poi al più maturo Michele Ferrulli. Tutti nel pieno della vita, a volte un po’ problematici, come spesso accade ai giovani e meno giovani, in una società malata come la nostra. Giuseppe, Stefano, Federico, Riccardo, Michele amavano divertirsi, fumare, bere, fare anche uso di droghe, ma soprattutto amavano vivere e la loro vita è stata calpestata, insozzata, violentata, rubata da chi dovrebbe difenderci e tutelarci. Ci sembra un paradosso, tutto questo. Non ci sarebbe molto da aggiungere.
Nessun balordo, nessun ubriacone, nessun drogato, perfino nessun delinquente da strada deve trovarsi senza vita, picchiato, massacrato, violato in nome di un ordine che spesso è solo disordine.
Questa, che ha per tema la violenza nuda e cruda, è la cronaca peggiore per un giornale, è la cronaca più dolorosa. Nessuno deve portar via la vita a nessuno, nessuno ha diritto a stabilire che qualcuno deve morire, anche se si è coperto di colpe, come bere troppo, drogarsi, dare in escandescenze, magari fare un po’ il matto.
Vogliamo ripetere come un mantra o come una litania funebre un rap fatto di poche parole: nessuno doveva toglier la vita a Giuseppe Uva, Stefano Cucchi, Federico Aldrovandi, Riccardo Magherini, Michele Ferrulli.
A Giuseppe Uva, Stefano Cucchi, Federico Aldrovandi, Riccardo Magherini, Michele Ferrulli.
A Giuseppe, Stefano, Federico, Riccardo, Michele.
Mauro Pecchenino
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