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Nov 11, 2012 Terza Pagina
Gioele Dix è un comico diverso dalla maggior parte dei comici italiani. Incarna volontariamente il paradosso dell’attore elaborato da uno psicanalista argentino, secondo cui ci si espone sotto i riflettori per cercare un nascondiglio, ci si esibisce per lasciar sfumare l’identità reale. Da qui, da questo controsenso, ha preso vita il suo spettacolo “Nascosto dove c’è più luce” che ha un doppio merito: da un lato non si limita a provocare la risata, ma cerca un sentimento diverso, di partecipazione e riflessione; dall’altro lo conduce ad esporsi profondamente, a fare del palco un luogo di esibizione reale, non fasullo, rovesciando il paradosso da cui lo spettacolo ha preso origine. Notevole, soprattutto per un comico, forse l’attore che più necessita di identificare la propria identità con un ruolo preciso.
Consapevole di cercare la scena per nascondersi, Gioele Dix ha dunque dato vita ad uno spettacolo che lo costringe ad esibirsi per quello che è, circondato da un’atmosfera lunare ed onirica: un po’ sogno, un po’ sonno, un po’ discesa nell’inconscio, “Nascosto dove c’è più luce” è un viaggio tra angeli, domande e sketch comici. Alterna parti comiche a monologhi che ordinano flussi di pensieri, dialoga con un angelo custode (una tenera e impertinente Cecilia Dalle Fratte), prova a trarre conclusioni e a prendere le distanze con domande che tirano le somme. «Che cosa mette un attore nella sua valigia?», per esempio. Non foto della famiglia («le famiglie degli attori sono sempre un disastro»), ma occhiali scuri «per affrontare la platea gremita» e asciugamani «per asciugare il sudore». Oppure riflessioni sull’inferno, su Dio, sulle relazioni umane.
Tutto questo senza perdere il gusto per la risata che è doppia: comica, come avvertimento del contrario, nel susseguirsi di scenette da cabaret; ma anche umoristica (sentimento del contrario,) quando non cerca la risata ad ogni costo, ma cerca una nuova sintonia, un nuovo rapporto privilegiato e sincero con il suo pubblico per farlo emozionare.
Uno spettacolo da guardare, per scoprire una nuova comicità, non solo di risate sguaiate, non solo di minuzie, ma anche di discese in profondità umane, di questioni universali.
Silvia Ferrari
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