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Giu 12, 2010 Attualità, Italia
Sembra proprio che nulla entusiasmi più nessuno.
Tutto già visto, vissuto, sentito e niente ci emoziona più.
La società post moderna, post consumista e post – qualsiasi cosa, sembra un mostro onnivoro che ha divorato qualunque cosa e così, ogni novità dura lo spazio di un attimo, di un’istantanea che sembra vecchia come una polaroid.
La tecnologia rincorre se stessa, televisori ultrapiatti e sempre più oggetti di design che nel giro di una stagione arrivano a costare quasi la metà del prezzo di lancio sul mercato.
Telefonini touch screen che ti permettono di navigare su internet, mandare e ricevere mail e tantissime altre diavolerie che rendono i vecchi cellulari ( vecchi ? ) oggetti da modernariato.
Tutto è subito obsoleto e del resto, risulta facile raggiungere il nuovo grazie a promozioni, prezzi lancio sottocosto e raccolte punti che ti premiano come consumatore fidelizzato.
E noi come impazziti rincorriamo l’ultimo nato con il rischio di abbandonare ciò che non ha ancora soffiato la sua prima candelina.
Una spinta al consumo e alla propensione all’acquisto che ha reso schiavi molto spesso anche i genitori vittime dei capricci dei figli.
In una recente indagine dell’Osservatorio sulla Famiglia e la Persona, si evidenziava come spesso le mancanze educative dei genitori nei confronti dei figli venivano colmate con l’operazione “bancomat affettivo”.
Ti compro o ti regalo qualcosa come surrogato delle reali mancanze di genitore, come spesso si può evidenziare nel delicato rapporto genitori figli.
O ancora, dover sottostare alle richieste sugli acquisti imposti ai genitori e da effettuarsi perché la maggior parte dei compagni di classe è munita dell’ultimo modello di telefonino, di scarpa, di jeans, di occhiale da sole, eccetera.
E’ la società moderna bellezza, direbbe qualcuno.
Li vedi, ragazzi della scuola media, con telefonini ultramoderni e costosi, maneggiare con internet e sms infiniti da inviare e ricevere, magari durante le ore di lezione a scuola.
Uno scenario impensabile una decina di anni fa, ma che oggi colora e anima ogni classe in qualsiasi scuola della penisola.
Il tutto con genitori vittime e complici allo stesso tempo di figli sempre più onnivori ed incontentabili, i cui desideri e bisogni crescono in maniera infinitesimale e che, in una continua rincorsa sull’altro da emulare, crea fenomeni sociali di genitori agnelli sacrificali ridotti al ruolo di dispensatore di sogni realizzabili dietro al pagamento di un corrispettivo in euro.
Il valore educativo dei genitori oggi è svuotato di ogni suo significato e i pochi “genitori eroi” che tentano di non sottostare ai ricatti dei figli sugli “acquisti obbligati”, potrebbero ritrovarsi in una sorta di avamposto, rappresentato da un gruppo di “mosche bianche”, la cui strenua resistenza è sempre alla mercè di un esercito agguerrito pronto a farlo capitolare.
Il risultato: figli capoccioni, pigri, ignoranti, inutili, fin oltre la soglia dei trent’anni.
Alfonso della Mura
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