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Dic 01, 2013 L'editoriale
Mi chiedono spesso di dedicare spazio ai genitori, al loro ruolo e alle difficoltà che oggi incontrano, più di sempre, tra figli scoppiati, ragazzine che si vendono e universitari che falsificano perfino i redditi di famiglia.
Vi è da dire che i genitori fanno tanti sbagli e che per un figlio sono le figure principali e immancabili, ma non sempre è colpa loro. Incontro tanti giovani (ma anche trenta – quarantenni) scarsi, scioperati, menefreghisti, scansafatiche, stupidamente presuntuosi, egoisti e ignoranti, con ottimi genitori, poveri loro.
Come alcuni altri temi trattati su queste colonne, questo è un argomento molto delicato, forse il più spinoso e, a chi mi sollecita a scrivere di genitori, chiedo di concedermi questo spazio per scrivere di due genitori che ho conosciuto assai bene, i miei. Sono in arrivo due anniversari: mia madre è morta vent’anni fa e mio padre dieci. Devo dirvi, cari lettori, che non sono mai stato un mammone e non ho voluto dipender mai dai miei genitori. Ho iniziato a lavorare da adolescente e sono andato a viver da solo, in altre città d’Italia e del mondo, molto distanti da loro, che vivevano a Genova. Però sono sempre stato legato a loro con la mente, il cervello e il sentimento. Ho preso due lauree a Genova per vederli ogni tanto, in occasione degli esami. Loro erano semplici, diretti, un po’ silenziosi, asciutti, pudichi nel trasmettere le emozioni. Erano anche leali, onesti e un po’ indifesi. Mi hanno trasmesso la voglia di fare e di dare, di lottare e di farcela. Non mi hanno mai imposto nulla, mi hanno sempre lasciato libero di decidere e di sbagliare da solo. Si sono sempre fidati di me. Mi hanno fatto capire, fin da piccolissimo, che apprendere, vedere, imparare, viaggiare, girare il mondo, sul serio non da turista, imparare le lingue degli altri è un bagaglio molto utile per vivere. Poche volte ho detto ad entrambi che li adoravo. Ma loro capivano i miei silenzi. A volte, penso che avrei dovuto abbracciarli più spesso, esser meno distratto e indaffarato, ma loro capivano che li amavo. Nella mia vita, per semplificare, ho amato con il cuore e le viscere solo loro e pochi altri. Credo di essere molto fortunato ad aver avuto genitori come Giuseppina e Giulio. C’erano sempre, anche da distante, capivano, mi rispettavano, stavano al loro posto, amavano senza chiedere nulla in cambio.
A presto. See you soon. A la prochaine
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