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Set 23, 2011 Attualità, Italia
E pensare che in genere sono i ragazzi a non avere le mezze misure; spesso li si accusa di vedere tutto o bianco o nero. Qualcuno, forse, dovrebbe spiegare anche al governo svedese che, al mondo, esistono tante sfumature di grigio, e che non si può paragonare un semplice schiaffo a delle molestie vere e proprie.
La disavventura è capitata a Giovanni Colasante, 45 anni, consigliere comunale a Canosa di Puglia che, proprio in questi giorni è stato condannato dai giudici svedesi a pagare una multa di 6.600 corone (724 euro) perché riconosciuto colpevole di aver schiaffeggiato e preso per il bavero il figlio dodicenne, lo scorso 29 agosto, durante una vacanza con la famiglia a Stoccolma. Questo perché la Svezia dal 1979 ha proibito – primo paese al mondo – completamente le punizioni corporali ai bambini.
Negli stessi giorni, secondo un sondaggio del quotidiano inglese The Independent, il 49% dei genitori degli studenti britannici, sarebbe favorevole all’introduzione nelle scuole di punizioni corporali per tutti quei ragazzi che non rispettino le regole scolastiche.
Sembra eccessiva sia la legge svedese che, in questo caso, rischia solo di ottenere l’effetto contrario, rischiando di “causare un danno psicologico e uno choc di gran lunga superiori a quelli che può provocare un ceffone”, come fa notare il presidente della Società italiana di Pediatria Alberto Ugazio. Dall’altra parte sembra di tornare all’epoca vittoriana, lasciando la possibilità agli insegnanti di punire con pene corporali i ragazzi.
Sebbene l’educazione non sia solo una questione prettamente personale e privata, credo sia diritto del genitore, nei limiti della tutela verso i minori, decidere se il proprio figlio si meriti o no uno schiaffo. D’altronde, fino alle scorse generazioni, quando non sarebbe stato neanche lontanamente concepibile, almeno nel nostro paese, che lo stato s’intromettesse nell’educazione dei figli, è capitato a tutti, forse anche più di una volta, di ricevere qualche scappellotto dal proprio genitore. Non per questo si è sentito molestato, o è cresciuto riportando gravi disagi psicologici. E’ giusto e sacrosanto difendere i diritti dei minori, che spesso devono subire passivamente. Non bisogna fare di tutta l’erba un fascio e considerare che, sebbene sarebbe meglio riuscire sempre a trovare il modo di parlare con i propri figli, non sempre ciò è possibile; specialmente in una società – qual è la nostra, purtroppo, – dove sembra venuto meno il rispetto per i genitori. Non è semplice avere a che fare con ragazzi che rispondono in modo arrogante, convinti di sapere già tutto della vita, credendo di avere solo diritti e nessun dovere. Se permettiamo alla legge di impedirci di educare i nostri figli – perché a volte quel ceffone può “aiutare a crescere” più di molte parole – non meravigliamoci, poi, se sono all’ordine del giorno le aggressioni, le morti, le risse, causate proprio da quei ragazzi che la legge voleva proteggere.
“We don’t need no education. We don’t need no thought control. No dark sarcasm in the classroom. Teacher, leave those kids alone.” Sarebbe bello ma, sfortunatamente, non è ancora così.
Elisa Moro
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