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Lug 15, 2016 L'editoriale
Ero e sono molto legato a Gianmaria Testa e al suo ricordo. Da quando è morto, ancora giovane, mi manca molto. Mi piacciono tanto i suoi affreschi di vita, in parole e musica. Lo avevano capito per primi i Francesi che lo osannavano, poi sono arrivati gli Olandesi, i Belgi, i Canadesi e gli Inglesi. Gli Italiani ci hanno messo più tempo a capirlo. Ascolto spesso Dentro la tasca di un qualunque mattino, una canzone d’amore universale, nell’apparente semplicità. L’Autore immagina di portare la donna che ama in giro con sé e i suoi impegni, nascosta in una tasca della giacca, vicino a un fazzoletto profumato. Fa diventare piccina piccina la donna che ama e la porta con sé tutto il giorno. Ascoltando la dolcezza delle parole e della melodia scritta da Gian, mi rendo conto di vedere e sentire in giro poca dolcezza. Sono tutti aggressivi, ringhiosi, incazzati, donne e uomini, giovani e maturi, tutti sembrano dover lottare contro un nemico invisibile, ma sempre presente. Un mondo di gente che alza la voce e non sa fare una carezza, non sa dare un bacio, non sa abbracciare, anche se spesso tra loro esagerano in ridicole smancerie e si chiamano Amooore. Un mondo che conosce poco l’amore vero, seppellito da parole vuote, da computer, cellulari e da altre diavolerie castranti. Amare con la testa, prima di tutto, prima che con le parole e il bancomat, nutre, arricchisce il corpo e lo spirito. Che brivido mettere chi si ama dentro la tasca di un qualunque mattino e condividerne il tempo. A presto. See you soon. A la prochaine.
mauropecchenino@icloud.com (il mio nuovo indirizzo)
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