Ultimo Aggiornamento giovedì 7 Novembre 2024, 10:48
Mar 30, 2016 Lifestyle, Società
Ci si chiede, sui media che si occupano di spettacolo, perché una serie leggera e impalpabile come Don Matteo abbia un successo così vasto. E’ infatti arrivata alla decima edizione e invece di arretrare, anche solo un pochino, avanza con una forza da schiacciapietre.
Rispondere è facile. Prima di tutto è una serie semplice, facile e racconta storielle di tutti giorni, cercando di strizzar l’occhio alla cronaca. Si rifà in maniera sempliciotta ad un precedente, l’ottimo Padre Brown di Gilbert K. Chesterton che svariati decenni fa fu interpretato anche in Italia da Renato Rascel, un artista poliedrico e multiforme un po’ alla Massimo Ranieri, voce a parte. Il personaggio c’è, non ci sono dubbi. La televisione italiana lo ha semplificato, popolarizzato e adattato alla faciloneria di questi anni. Una toga svolazzante, una bici sgangherata, un baschetto complice e l’espressione marmorizzata di Terence Hill, che ha solo un’espressione e mezza: con la bocca chiusa e con un mezzo sorriso e in tutti i due casi gli occhi cerulei spalancati et voilà. Un prete al centro di una storia incuriosisce sempre, qui in più c’è anche la presenza dei carabinieri e il gioco è fatto. Intorno un po’ di comicità da farsa di paese e qualche bella ragazza, così tanto per aggiungere ancora un poco di zucchero. Certo, su tutto c’è il tocco di Nino Frassica che, anche in una serie così terra terra, riesce a dare la zampata del vecchio guitto di serie A.
In poche parole, tonaca, divisa e Frassica, con il vecchio Terence che tranquillizza e il gioco è fatto: prete, carabinieri, toga, bicicletta. Sipario.
Camille Pagani
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