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Giu 15, 2013 L'editoriale
E’ morto don Andrea Gallo. Sono nato a Genova in quella zona che dal rione del Carmine sale a Castelletto. La mia parrocchia, punto di riferimento per chiacchierate, scambi, momenti di compagnia è sempre stata la chiesa di Nostra Signora del Carmelo o Carmine nel centro della città. Il vice parroco di quella chiesa è stato per alcuni brevi anni Don Andrea Gallo. Lo ricordo come fosse oggi, lui tra i quaranta e i cinquanta io studente lavoratore giornalista che mi guadagnavo i soldi per i libri, i miei viaggi e i miei piccoli vizi, scrivendo. Anni belli rimasti nella memoria, gli anni della prima gioventù, quando tutto arde in maniera totale, dagli ideali ai desideri, agli amori. Anni di inizio di tutto, prima dei miei trasferimenti a Roma, a Milano, nel mondo. Anni che non si possono e non si devono dimenticare. Ho conosciuto Andrea nella mia parrocchia, appunto. Faceva discorsi rivoluzionari, era un prete di strada nel senso che usciva dalla chiesa e parlava con tutti, compresi i clochard e gli ubriachi. Aveva una parola di conforto per tutti. Era anche ingenuo e casinaro. Fumava il sigaro toscano, indossava cappelli e berretti, diceva spesso “belin”, era stravagante. Le sue prediche alle messe più solenni spiazzavano, mettevano i brividi, disorientavano. Soprattutto, quando ti parlava, ti abbracciava, ti veniva vicino e ti guardava sempre negli occhi. Negli ultimi dieci/quindici anni, i media lo avevan fatto diventare un personaggio alla moda, un po’ radical chic. Ma lui non era così, era una persona vera, fino a diventare antipatico e un po’ invadente. Desidero ricordarlo com’era, negli anni del Carmine, anni in cui non era obbligato ad apparire, ad aver sempre la battuta pronta per ricever l’applauso del popolo del nulla, che ha invaso e invade la nostra disgraziata Italia. Don Paolo Farinella, un altro prete del centro storico di Genova che sa guardarti negli occhi, scrive sul Fatto Quotidiano che don Gallo è morto, ma che don Gallo continua a vivere. Sono d’accordo, don Gallo per la sua gente di San Benedetto e per tutti coloro che ne hanno conosciuto la presenza vivrà sempre. E come scrive Fabrizio: dai diamanti non nasce niente…
A presto. See you soon. A la prochaine.
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