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Gen 15, 2017 L'editoriale
Siamo nella società dei numeri. Conta solo se fai i numeri. Un film del cazzo, una tela sporcata, uno spettacolo televisivo penoso, da neuro, se fanno i numeri, se hanno un’ampia audience, se vanno sui social, hanno tanti follower, like, eccetera, sono premiati. Succede per tutto: libri, luoghi, persone. E tutto diventa piatto, senza qualità, fatte salve le rare eccezioni che ci sono sempre. Un tizio spara stronzate, schiumando in televisione, e diventa un opinionista. Una biondina senza sugo, si fa notare perché pubblica scarpe su instagram e diventa un’icona. Poi, dopo pochi giorni ne arriverà un‘altra e così via. Un tizio con la faccia da putto biascica parole, con un po’ di musica sotto, lo chiamano rapper (Tupac si rivolterà nella tomba) e fa i numeri su youtube e non solo e diventa un riferimento.Tutto così, in una mediocrità che fa vomitare. Tutto ruota su queste puttanate e i numeri che si fanno qua e là, intanto pochi leggono, studiano, si informano. Sui giornali non scrivono firme, ma facce che fanno i numeri da qualche parte. Intanto è mancato Tullio De Mauro che non faceva i numeri, ma faceva capire, Zigmunt Bauman che faceva stupire, senza numeri. E’ difficile accorgersi che, intanto, questa è una società che dà i numeri.
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