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Ott 07, 2016 Arte & Musica, Cultura
Demetrio Stratos
Ci piace ricordare due voci della musica popolare che hanno rappresentato un punto di riferimento per tutti coloro che hanno usato la propria voce come strumento in aggiunta all’orchestra o alla band di accompagnamento.
Due artisti, in particolare, sono un esempio di come la voce e l’interprete possano rendere immortali brani che in sé non hanno nulla di eccezionale.
Uno è Augusto Daolio, tra i fondatori e frontman dei Nomadi, il più longevo gruppo musicale italiano, ancora in attività, grazie soprattutto all’altro storico fondatore Beppe Carletti. Augusto, anche interessante pittore, è mancato alcuni anni fa, ma la sua voce rimane un tratto indelebile nel panorama europeo. Cantava le vocali come uno straniero, con una singolare capacità di passare senza sforzo dai toni bassi agli alti, creando un pathos unico, intorno alla storia che raccontava con la sua voce intonata e aspra, pur con grande attenzione alla melodia. Basta ascoltarlo in due brani arcinoti: Dio è morto, un classico della canzone d’autore e Io vagabondo, per capire la differenza del suo stile e della sua forza, rispetto alla gran parte di altri interpreti, anche i più validi. Se volessimo fare un paragone (sempre difficile, visti i tempi e le tecnologie differenti) solo Marco Mengoni può costituire, oggi, un continuatore di tal forza.
L’altro interprete ha una voce orchestra, capace di trasformare qualsiasi brano in un capolavoro. Lui è Demetrio Stratos, un po’ greco, un po’ egiziano, un po’ italiano e americano. E’ stato il frontman dei Ribelli una band dei Sessanta e alcuni anni dopo degli Area, grandi sperimentatori della musica pop. Demetrio, mancato alcuni lustri fa, era anche uno studioso delle varie opportunità di utilizzo della voce in abbinamento con la musica e fino alla sua morte prematura non ha mai perso la voglia di fare ricerca e di modificare le potenzialità del suo perfetto strumento interno. Solo a titolo d’esempio, vi suggeriamo di ascoltarlo nell’interpretazioni di Pugni chiusi, un vecchio brano, che cantato da lui sembra scritto e composto in questi giorni.
Daolio e Stratos, due voci da non dimenticare mai.
Mauro Pecchenino
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