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Mar 21, 2010 Terza Pagina
I reality show sono dei programmi televisivi che hanno attualmente un grande successo. Sembrano addirittura rappresentare nel loro insieme il modello più avanzato di televisione. In realtà, essi non fanno altro che attualizzare un modello di spettacolo basato sulla pubblica esposizione di corpi umani che ha una lunga storia alle spalle. Una storia che è nata nell’antichità e che si è manifestata in varie forme. Si pensi soltanto alle cruente gare tra gladiatori che si tenevano nelle arene dell’Antica Roma. Oppure si pensi, nel corso dei secoli, agli spettacoli popolari che viaggiavano in continuazione per fiere e sagre di paese e, durante l’Ottocento, ai primi lunapark, che si spostavano da una città all’altra ed esponevano degli esseri umani sorprendenti perché “fuori dalla norma”, in quanto dotati di particolari abilità (i cavallerizzi, gli acrobati, i mangiafuoco, ecc.), «mostruosi» (nani, gemelli siamesi, uomini con due teste, donne barbute, donne cannone, ecc.) oppure considerati esotici e selvaggi, perché provenienti da tribù primitive e presentati all’interno di ricostruzioni dei loro habitat.
Tali esibizioni di esseri umani erano spesso presenti anche nei circhi. Soprattutto in quello che nell’Ottocento era il più grande del mondo: quello di Phineas Taylor Barnum. Karl Hagenbeck, commerciante tedesco di animali esotici e fornitore di Barnum, ha proposto in Europa in quegli anni numerosi spettacoli simili a quelli del «re» americano dei circhi. Ad esempio, ha presentato dei samoani e dei lapponi all’interno di perfette ricostruzioni del loro habitat di vita. A Parigi invece il Giardino di Acclimatazione ha proposto dei nubiani e degli Inuit accanto ad animali tipici delle loro regioni di provenienza e negli anni successivi, dato il successo, ha dato vita a una trentina di simili esibizioni.
Fra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento, anche gli zoo hanno avuto un grande successo di pubblico e al loro interno è stato dato un notevole spazio a questo genere di esibizioni. A New York, ad esempio, lo zoo del Bronx ha esposto nel 1906, all’interno della gabbia dell’orango Dolong, Ota Benga, che era stato già mostrato due anni prima come pigmeo alla fiera di Saint Louis. Ha esposto cioè insieme quelli che all’epoca venivano considerati il più umano tra i primati e il più «scimmiesco» tra gli esseri umani.
Le esibizioni di esseri umani erano molto frequenti anche in quelle Esposizioni Universali che si sono tenute nelle principali città mondiali nel corso della seconda metà dell’Ottocento. In tali esposizioni sono stati realizzati infatti complessi allestimenti di villaggi indigeni dove si mettevano in scena rituali o scene di caccia direttamente tratti dalla vita quotidiana di africani subshariani e di popoli dell’Oceania, considerati all’epoca come i meno evoluti tra gli esseri umani.
Dunque, i reality show non sono così nuovi come sembrano. La “vetrina tecnologica” costituita dallo schermo televisivo consente di esporre pubblicamente dei corpi umani, ma così facendo in realtà riprende e rafforza un tipo di spettacolo che probabilmente è antico quanto l’umanità.
Vanni Codeluppi
Docente dell’Università di Modena e Reggio Emilia
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