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Set 04, 2017 Attualità, Italia
Come al solito a settembre è arrivato il salotto di Cernobbio, quest’anno aperto anche ai bambini cattivi dei 5stelle e della Lega. E la crisi in Italia, che si dice?
La cronaca è sempre la stessa, basta leggere cosa si diceva quindici anni fa e i media potrebbero evitare di scriverne.
Ognuno ha detto la sua: come sempre chiacchiere e nessun programma. Come al solito il programma di gestione del Paese Italia viene confuso con i proclami: meno tasse, più lavoro, più sorrisi e godimento per tutti.
In questi giorni, tra rilevazioni varie, compreso l’intervento di Moody’s si è detto che la crisi italiana è alle spalle, che tutto va meglio, che più gente lavora, ecc.
Se però andiamo a guardare la realtà, vediamo che la gente lavora con lavoretti precari, a tempo, a scadenza come la mozzarella. E su tutto, in Italia, si prosegue imperterriti a pagare poco e niente il lavoro. Vediamo un esempio emblematico, anche se in un settore poco popolare, la formazione. I corsi di perfezionamento per varie tipologie di allievi, fino a 7/8 anni fa, venivano pagati ai docenti, all’ora, dalle università private intorno ai 70/100 euro, quelle pubbliche intorno ai 50 euro. Gli istituti privati e specializzati dai 70 ai 120 euro. Negli ultimi anni queste cifre sono scese del 40% in media e la capacità di attirare il mercato è rimasta la stessa. Pertanto la formazione (settore fondamentale, imprescindibile per far crescere un Paese) cosiddetta specializzata è rimasta ferma, senza evoluzione, anche nei programmi e nelle proposte.
Questa tendenza al ribasso è ormai prassi consolidata, in tutti i campi. Chi lavora come autonomo deve raddoppiare il lavoro per sbarcare un poco il lunario, gli altri, se non assunti guadagnano pochissimo. Chi viene assunto, non supera quasi mai 1.000 euro al mese. Gli unici che non si accorgono troppo della situazione (a parte i privilegiati e raccomandati, che ci sono e ci saranno sempre) sono coloro che lavorano da oltre dieci anni nella stessa struttura, hanno contratti rimasti all’epoca e, pur non avendo avuto aumenti, nonostante il passare degli anni, continuano a viaggiare sui 1.500 euro in media.
In ogni modo, pensare che la crisi sia alle spalle è uno slogan elettorale. La crisi continua, anche perché per alcuni è meglio che non passi, così lucrano su di essa.
Tutto rimane uguale, non ci sono miglioramenti e le chiacchiere dei politici italiani sono acqua fresca, come i loro pseudo programmi. Non vediamo luce nel tunnel.
Pietro Fabbri di Pietrarubbia
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