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Apr 02, 2013 Consiglio di Lettura, Le rubriche di flip
Per far sì che una coppia o una famiglia, come si diceva un tempo, funzioni ci vogliono i cervelli, le persone e un Paese. In altre parole, contano tanto le persone che formano la coppia e il posto dove vivono. Più il Paese è organizzato, efficiente, attento alle novità e non solo tecnologiche, più tutto funziona e permette alla coppia di funzionare, sia all’esterno, sia all’interno. L’Italia è un Paesedel Quinto Mondo, dove non funziona nulla: dai trasporti, alla scuola, all’università, agli enti pubblici, agli ospedali, alla sanità in generale, a tutto ciò che dovrebbe rappresentare l’assistenza all’essere umano. Tutto è lasciato all’iniziativa e all’inventiva del singolo, solo e abbandonato. Per una coppia, vivere in Italia è un handicap serio. Avere figli è un problema per chi lavora, perché nessuno l’aiuta, tranne qualche nonno sfaccendato e volenteroso. Quindi tutto è lasciato alla coppia. Le donne devono lavorare a casa e fuori. Gli uomini lavorano fuori, di solito, in casa preferiscono la televisione, la partita, la cena con gli amici.
Con altre parole e con uno stile da saggio questo è il contenuto del libro “Ci vorrebbe una moglie” scritto da Chiara Lupi, giornalista e direttore editoriale della casa editrice Este. L’autrice scrive di coppia e di carriere femminili, mettendo in luce come per una donna, in Italia, sia tutto più difficile rispetto agli uomini. “Essere in carriera” sarebbe facilitato da qualche aiuto che l’Italia nega, “da una moglie”, da qualcuno accanto (il marito, si diceva, spesso latita) per poter prendere respiro.
Il libro è interessante e tratta un tema che, in tutta realtà, in Italia non sarà mai risolto. L’autrice intervista anche alcuni addetti ai lavori che portano la loro testimonianza e spesso confermano la nostra convinzione.
Un buon libro, istruttivo per donne e uomini. Con un solo limite, era meglio evitare di partire dall’esperienza personale dell’autrice. Chi scrive il saggio, a parer nostro, è sempre meglio che abbandoni la propria esperienza per registrare e raccontare quella degli altri.
Mauro Pecchenino
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