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Mag 20, 2012 Terza Pagina
Matteo Bondioli’s Picture from Flickr.com
Il libro richiama sin dal titolo all’avvenimento dell’omicidio di Lumi Videla, militante del movimento della sinistra rivoluzionaria Mir, avvenuto poco più di un anno dopo il colpo di Stato di Augusto Pinochet (11 settembre 1973). Il corpo di Lumi venne ritrovato senza vita nel giardino dell’ambasciata italiana a Santiago nel novembre del 1974. L’omicidio costituì un duro colpo per la residenza italiana, in quegli anni al centro dell’attenzione del regime per essere diventata rifugio per diversi oppositori politici, oltre a poveri cileni in cerca di aiuto. In quegli anni non fu fatta del tutto chiarezza sulla vicenda: il regime sostenne la posizione di una morte avvenuta durante un festino in ambasciata, mentre gli oppositori dichiararono che la donna fu sequestrata, torturata e uccisa dalla DINA.
Emilio Barbarani, diplomatico, con una lunga esperienza, in queste pagine ricorda del suo arrivo a Santiago, un mese dopo l’omicidio di Lumi Videla, e del suo coinvolgimento in prima persona nella gestione dei rifugiati politici e delle indagini volute dal governo di Pinochet per chiarire le circostanze del misterioso delitto. Il suo fu un ruolo di primo piano all’interno dei fatti politici che caratterizzarono quegli anni. Barbarani si prodigò nell’aiuto ai rifugiati perseguitati dalla polizia segreta e arrivò persino a chiudersi per due anni in ambasciata tessendo una silenziosa ma efficace rete di assistenza e protezione che riuscì a salvare centinaia di preziose vite umane. Il racconto è molto avvincente, ci sono diversi riferimenti all’azione di spie e personaggi corrotti del mondo politico. La ricostruzione storica è accurata e ci riporta direttamente ai primi anni della dittatura di Pinochet durata ben 17 anni. Nel Cile, diviso tra classi povere oppresse e classi ricche ignare e compiacenti del regime, si muovono eroi e aguzzini, politici cinici e madri alla ricerca dei figli desaparecidos, spie affascinanti e criminali, preti coraggiosi (Barbarani testimonia il ruolo fondamentale della Chiesa cilena nella difesa degli oppositori).
Nel libro si fa anche cenno all’inchiesta che, negli anni Settanta, fu affidata al giudice Eduardo Araya, un uomo di legge che nonostante le pressioni della giunta militare, coraggiosamente, scagionò i rifugiati dall’infame sospetto di aver ucciso Lumi e così facendo consentì che riprendesse il flusso degli espatri. La storia ci racconta infine che nel Cile del 2008, tornato alla democrazia, alcuni agenti della DINA, a cominciare dal suo capo, vennero condannati dal Giudice per la morte della giovane mirista. Ma la vicenda lascia aperti alcuni spiragli, le confidenze di una agente della intelligence della Forza Aerea cilena insinuano alla fine del libro più di un dubbio.
Barbara Pellegrini
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