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Gen 07, 2012 Terza Pagina
Cinzia A. Rizzo’s Picture from Flickr.com
Sappiamo molto sui fatti accaduti durante la Seconda Guerra Mondiale e quando pensiamo a quel periodo il termine deportazione ci rimanda immediatamente agli orrori perpetrati nei confronti del popolo ebraico. Ma ci sono state purtroppo molte altre deportazioni, meno gridate, ma non per questo meno sbagliate. Il pregio de “Il gusto proibito dello zenzero”, dello scrittore americano di origini cinesi Jamie Ford, è di raccontarci gli atti di razzismo e di detenzione forzata commessi negli anni Quaranta da uno dei Paesi considerato culla della pace e della democrazia, gli Stati Uniti d’America, nei confronti di cittadini americani di origine giapponese, colpevoli solo di appartenere ad una determinata etnia. Un punto di vista poco conosciuto che ci lascia stupiti ma che ci dimostra come l’odio non alberghi solo e soltanto in alcune sempre citate zone del mondo. Il romanzo tratta in maniera molto toccante il tema di avvenimenti storici caduti nel dimenticatoio della storia ma che hanno ugualmente sconvolto le vite di milioni di persone e che per questo meritano il giusto riconoscimento.
Henry e Keiko sono due ragazzini, cinese lui e giapponese lei, che vivono a Seattle nei primi anni ‘40. L’America è in guerra e l’odio e la violenza per l’altro, il diverso, dilagano per le strade cittadine. I due protagonisti si trovano insieme a frequentare una scuola di soli bianchi e, sebbene siano americani di seconda generazione, subiscono ogni genere di insulto e sopruso da parte dei compagni. Tra di loro nasce dapprima una forte complicità e quindi un amore innocente che ha come sfondo le passeggiate al parco e la passione per la musica jazz, furtivamente ascoltata nei club frequentati da musicisti di colore dove si beve liquore allo zenzero. La situazione intanto precipita e la comunità giapponese di Seattle è dapprima costretta a bruciare i propri beni più cari pur di negare il proprio legame con il Paese d’origine e quindi a rimanere rinchiusa economicamente e fisicamente all’interno dei confini di Nihomachi, il quartiere nipponico della città. Il peggio arriva quando un ordine del governo costringe tutti i cittadini giapponesi ad essere internati in un campo lontano dalla città in cui devono dedicarsi al lavoro oppure arruolarsi forzatamente in guerra per dimostrare la fedeltà agli Stati Uniti d’America sacrificando in cambio la propria vita. Henry e Keiko sono costretti a separarsi e il loro diventa un amore impossibile, fatto di lettere e ostacolato dal filo spinato, dall’esercito e dall’ottusità del padre di Henry, ostinato nazionalista. Ma i due ragazzi non si rassegneranno mai completamente all’impossibilità del loro sentimento tanto da sfidare il tempo e le distanze nella speranza che l’ amore possa sconfiggere la brutalità della guerra.
Barbara Pellegrini
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