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Apr 24, 2012 Terza Pagina
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Juliàn è un uomo anziano scampato al campo di concentramento nazista di Mathausen, dove era stato internato come prigioniero politico e dove aveva subito torture per mano del nazista Fredrik Christensen. Juliàn sogna solo la vendetta per sé e per Salva, l’amico e compagno di prigionia ormai morto.
Sandra è una giovane donna di trent’anni incinta che trascorre le vacanze nella casa di villeggiatura della sorella in attesa di decidere cosa fare della sua vita e che trova in una coppia di anziani, Fredrik e Karin Christensen, un appoggio e una premurosa amicizia.
La storia di queste due figure molto diverse tra loro è raccontata nel libro Il profumo delle foglie di limone di Clara Sanchez. L’unica cosa che hanno in comune è il legame con la coppia di anziani, all’apparenza persone amabili che trascorrono la vecchiaia al caldo della località spagnola di Costa Blanca, ma in realtà due individui dal passato torbido.
Le storie dei due si intrecciano quando Juliàn decide di servirsi dell’ingenua Sandra e del rapporto stretto che si è creato tra lei e i Christensen per portare a termine il suo piano di vendetta. La contatta, le racconta la sua storia e le fa intravedere uno scenario minaccioso che, dopo un primo momento di incredulità, porterà la giovane donna a guardare i Christensen con occhi diversi e a sentirsi in pericolo. Continuare a fare finta di niente o far venire a galla la verità perché ciò che è successo non cada nell’oblio? Questo il grande dilemma che si troverà ad affrontare Sandra.
Il profumo delle foglie di limone è un romanzo che tocca il tema della soggettività dei rapporti umani, di come alle volte non si conosca mai abbastanza bene una persona e di come spesso l’apparenza inganni. Ma è davvero impensabile credere nella redenzione, nel fatto che una persona che ha sbagliato possa ad un certo appunto capire e decidere di cambiare la propria vita in meglio?
Al contempo questo libro è anche un pretesto per parlare della storia, del dramma dei genocidi, della colpa dell’ignoranza, perché il crimine peggiore sta proprio nell’oblio e nel non voler dare una giusta considerazione alle pagine nere che hanno caratterizzato la nostra storia.
Il romanzo di Clara Sanchez gode di un meritato successo perché è caratterizzato da una trama tanto fitta che è impossibile interrompere la lettura, completamente assorbiti dalla storia. All’autrice il merito di aver scritto con notevole capacità espressiva di fatti di autentico orrore approfondendo i personaggi soprattutto nel loro profilo psicologico: la grande capacità persuasiva dei Christensen, la fine mente strategica di Juliàn e l’ingenuità di Sandra che si sente tanto spaesata dai fatti che la toccano da essere costantemente insinuata dal dubbio. Merito di Clara Sanchez aver puntato i riflettori su un aspetto non abbastanza conosciuto, relativo alla fuga dei criminali nazisti: si è a lungo parlato di Sud America, di Paesi arabi, ma la Spagna è sovente rimasta in ombra. Eppure non sono stati pochi gli esponenti nazisti che, a fine conflitto e anche dopo, hanno trovato un comodo nascondiglio in quel Paese, protetti dal regime franchista. Questa attività di denuncia è resa ancora più inquietante e intensa dal fatto che l’autrice è stata diverse volte minacciata da gruppi neonazisti in seguito all’uscita del libro.
Barbara Pellegrini
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