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Lug 15, 2009 Attualità, Italia
La crisi c’è, esiste, si vede, si sente e la si percepisce ogni giorno. Ma non è solo una questione di tassi di inflazione, svalutazione, disoccupazione e quant’altro gli operatori economici utilizzano spesso per riassumere le nostre esistenze in questi parametri sempre un pò freddi e, diciamolo, tristi.
Qui siamo alla decadenza morale, alla crisi di ideali e di valori. Oggi la scorciatoia per il successo rimane il fine di molti ragazzini/e che spesso, rifiutano l’idea di una vita fatta di sacrifici, di studio, di lavoro, di esperienze “sul campo”, per migliorare, per migliorarsi, per crescere e per trovarsi, con la politica del passo dopo passo, ad ottenere quanto seminato, con costanza ed impegno.
Il binomio calciatore / velina è ormai una prassi consolidata nel nostro Paese, ma allo stesso tempo, ha portato numerosi adolescenti a sognare quella strada: giovani, ricchi e famosi, meglio se il prima possibile e con pochissima fatica. Se poi aggiungiamo la passione con cui l’italiano medio segue i propri reality, sempre più programmi trash / spazzatura, vuol dire che il livello è sempre più basso.
Eppure scorgendo programmi storici che, un tempo, la Rai proponeva ( si possono “ammirare” su Rai Storia, presente sul satellite ), significa che la televisione italiana una volta è esistita sul serio. Documentari firmati da registi come Monicelli, con inchieste sul campo, interviste alla gente comune, mostrando al telespettatori l’immensa ricchezza del nostro amato Paese; in un’ottica volta ad unire le persone ed il suo popolo attorno al belpaese.
Oggi è tutto uno “starnazzamento” continuo, assenza di educazione, dibattiti spesso poco civili e, tanta noia fine a se stessa: una tv che si parla addosso e non sa parlare alla gente.
La televisione è un contenitore vuoto che non ha niente di interessante da raccontare, se non modelli diseducativi ma che vengono continuamente propinati al telespettatore che li innalza a personaggi su cui discutere ed animarsi, nelle tristi giornate vissute in ufficio, dal parrucchiere eccetera.
Alfonso della Mura
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