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Chan-Hyo Bae: quando la maschera rivela l’identità
Provocatoria e di sicuro effetto è la personale dell’astro nascente della fotografia, Chan-Hyo Bae, con cui la MC2 Gallery, a Milano, inaugura la nuova stagione espositiva. “Existing in Costume”, ecco il titolo della mostra che celebra la carriera tutta in ascesa di questo giovane artista coreano che attrae sempre di più l’interesse del mercato dei collezionisti. Dieci scatti con cui Bae racconta la sua vita, le sue riflessioni, i suoi dubbi.
Nato nella Corea del Sud e trasferitosi a vivere prima a Londra e poi a Toronto, Chan-Hyo Bae ha avuto modo di confrontarsi con le differenze profonde esistenti tra la cultura occidentale e quella orientale. Disorientato come un estraneo, immerso in un mondo che non gli appartiene e che non lo capisce, l’artista rappresenta tutta la sua frustrazione attraverso la forza dei suoi scatti. “L’orientalismo nasce da preconcetti culturali occidentali sull’Asia, con un’immagine falsa che deriva dal vedere la cultura degli altri da un punto di vista etnocentrico ed egocentrico”. Chan-Hyo Bae riprende gli stereotipi della cultura occidentale e li mette in discussione. In tutti i suoi scatti appare come protagonista, vestito in abiti femminili e truccato di tutto punto, immerso in ambientazioni che riportano alla cultura occidentale in un’epoca compresa tra il tredicesimo e il diciannovesimo secolo. “Un uomo asiatico è circondato da stereotipi, l’Oriente è visto come un luogo femminile. Così decisi che sarei diventato una nobildonna inglese”. Le immagini che rivisitano le fiabe della tradizione occidentale sono forse le più interessanti. Le fiabe sono il primo approccio dei bambini con la morale, insegnano loro la distinzione tra il male e il bene, tra il buono e il cattivo.
Qui Chan-Hyo Bae si insinua con una presenza che distorce e dissacra quello che l’osservatore si attende dall’immagine, inducendolo a riflettere sui temi dell’identità sessuale, razziale, culturale, di genere.
Barbara Pellegrini
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