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Mag 02, 2015 Terza Pagina
Dipinto “Castello di Santa Severa e Pescatori” di Guido Marzulli
Il castello di Santa Severa – frazione di Santa Marinella (Roma) – è pronto ad accogliere i suoi ospiti. Buone notizie per tutti coloro che arrivati da ogni parte d’Italia, negli anni passati, lo hanno trovato chiuso o, peggio, trascurato e abbandonato a se stesso. Dallo scorso 25 aprile fino al 13 settembre, infatti, sarà possibile visitare il complesso architettonico e i ritrovamenti archeologici dei recenti lavori di scavo oltre al Museo del Mare e della Navigazione Antica e alla Chiesa di santa Maria Assunta. Il castello racchiude un piccolo e grazioso borgo e ricorda il martirio della giovinetta cristiana, Severa appunto, avvenuto sotto Diocleziano nel 298 d. C. Il maniero venne costruito nel XIV secolo sul sito di Pyrgi, la città portuale etrusca collegata all’antica Caere (Cerveteri) fondata tra la fine del VII e gli inizi del VI secolo a.C. Qui, l’8 luglio del 1864 vennero alla luce tre splendide lamine d’oro, scritte una in punico, due in etrusco. Il testo punico, decifrato, è un’iscrizione votiva posta dal re di Caere, Thefarie Velianas, nel tempio della dea Astarte, e a lei dedicata: “nel mese del sacrificio del Sole”. Il rito resta abbastanza misterioso, benché sia evidente il riferimento ad un antico culto punico, quello del dio che muore e risorge per simboleggiare la scomparsa e la ricomparsa della vegetazione sulla terra. Anche nelle iscrizioni etrusche si è riconosciuto un contenuto analogo, testimoniando una forte influenza punica in Italia, insospettata prima della scoperta: nessuno infatti avrebbe mai immaginato che in Etruria si usasse la lingua punica e che a così poca distanza da Roma si adorasse una dea cartaginese. Un altro mistero – di diversa natura – circonda le mura della cittadella. Per gli appassionati di fantasmi, sappiate che si organizzano tour di caccia agli spiriti dopo alcune testimonianze di “strani avvenimenti”. L’archeologa Alessandra Squaglia racconta: «Più volte ho sentito bussare alle porte, sono andata a vedere ma non c’era nessuno». Il giardiniere dice di aver scorto tra le foglie delle sagome vestite di azzurro. Pensava fosse la guardia, ma poi ha scoperto che era in ferie. E come spiegare i rubinetti che si aprono da soli e le pesanti tavole di legno appoggiate al torrione che cadono all’improvviso? Una parte degli addetti ai lavori è scettica e relega la faccenda nella sfera della suggestione; altri, invece, non escludono la possibilità di presenze che non hanno ancora “trovato pace”. Forse è lo spirito del cavaliere, ritrovato dagli archeologi dentro un sarcofago, che si pensa sia stato sepolto vivo e ora si starebbe «vendicando», divertendosi a disturbare i visitatori di Santa Severa. Fantasmi a parte, passeggiare sulla spiaggia con il castello medievale a fare da cornice ha sempre la sua dose di romanticismo, soprattutto al tramonto. Un quadro ha ispirato lo scrittore Giorgio Bassani, autore del Giardino dei Finzi Contini (1962), che ne parla nelle prime pagine del romanzo, scritto durante un soggiorno a Santa Marinella, all’Hotel Le Najadi. Anche il regista Mario Monicelli era solito venire in questo luogo, a gustarsi un ottimo piatto di spaghetti con le telline, al Banzai, un ristorante a conduzione familiare, lungo la spiaggia omonima.
Giovanna Scatena
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