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Mag 26, 2015 Attualità, Italia
By Alan, from Flickr.com
L’accordo firmato lo scorso settembre dal Ministro della Salute Beatrice Lorenzin e dal Ministro della Difesa Roberta Pinotti ha permesso di dare vita a un progetto pilota per la prima produzione italiana di cannabis terapeutica. Oggi nel nostro Paese i pazienti provvisti di apposita prescrizione medica per i farmaci cannabinoidi sono costretti a richiederne l’importazione dall’Olanda, in quanto – sebbene curarsi con la marijuana sia un diritto dei malati – la coltivazione delle piante (indipendentemente dalla destinazione finale della sostanza) resta ancora un reato perseguibile penalmente. Oltre alle lunghe tempistiche burocratiche, è molto costoso accedere a queste terapie, sia per i pazienti costretti ad acquistare personalmente la cannabis medica, sia per i Servizi Sanitari Regionali (in tutto 11) che hanno scelto di farsi carico di tali spese.
Ad occuparsi della prima coltivazione italiana regolarmente autorizzata, lo Stabilimento Chimico Farmaceutico Militare di Firenze : sotto la stretta supervisione delle forze dell’ordine, con la collaborazione dei professionisti del CRA-CIN di Rovigo, la serra adibita alla produzione di cannabis sta per dare i suoi frutti. A giugno, infatti, potrà avvenire il primo raccolto che rappresenterà soltanto l’inizio di una massiccia produzione che nel giro di qualche anno potrebbe arrivare a soddisfare il fabbisogno di tutti i pazienti. Il “progetto cannabis” per il momento è sperimentale: le piantine coltivate nella serra militare di 300 metri quadrati sono soltanto 50: una volta che tutti i controlli di qualità e le verifiche scientifiche saranno ben testati, si potrà sviluppare una produzione industriale per la quale si prevede l’utilizzo di 1200 piante, 3 raccolti e circa un quintale di infiorescenze annui, da distribuire nelle farmacie in appositi barattoli.
Le proprietà antidolorifiche della marijuana sono conosciute fin dai tempi antichi, quando si usava per curare il dolore di varia entità, da quello dei soldati feriti a quello delle donne partorienti. Anche oggi la cannabis medica è utilizzata principalmente come terapia del dolore, dopo che diverse ricerche scientifiche, analizzando i principali componenti della pianta (CBD e THC) ne hanno dimostrato l’efficacia.
In base ai risultati resi noti negli ultimi anni dalla letteratura scientifica, la cannabis ha anche proprietà antinfiammatorie e antiemetiche, stimola l’appetito ed è probabilmente in grado di contrastare le cellule tumorali di alcune forme di cancro. Studi già approfonditi sul cannabidiolo, inoltre, hanno già ampiamente verificato i benefici di questa sostanza sui malati di epilessia .
La cannabis è quindi una risorsa che può essere sfruttata molto in ambito farmaceutico, soprattutto per la sua derivazione naturale e la semplicità e velocità della sua coltivazione. E’ necessario però tutto l’impegno da parte delle istituzioni per rendere quest’impresa meno ardua: la considerazione generale della marijuana è ancora molto legata a ideologie proibizioniste e conservatrici, tanto che ancora oggi molti medici e operatori sanitari restano reticenti nei confronti di questo farmaco, nonostante le tante evidenze scientifiche a disposizione. Negli ultimi mesi diverse associazioni a favore della cannabis si sono mobilitate
per sensibilizzare l’opinione pubblica e riaprire la questione sulla legalizzazione. Un dibattito che si è riacceso di recente anche in Parlamento, con la formazione di un intergruppo bipartisan pro-cannabis.
Eleonora Dafne Arnese
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