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Apr 18, 2020 Arte & Musica, Cultura
In questo periodo di disagio mondiale l’Arte e, la Cultura in senso generale, ci aiutano a stare meglio e a riflettere su noi stessi e la nostra vita.
In questa ottica, pubblichiamo in tre parti un contributo di attenta analisi di Giuliana Poli, giornalista e studiosa di Simboli nell’Arte
Scheda tecnica:
Opera: Pietà
Autore: Michelangelo Buonarroti.
Gruppo in marmo polito alt. M. 1,74, larg. della base m. 1,95.
Anno: 1498/99 commissionata dal Cardinale francese Jean Bilherès de Laugraulas presso la corte del papa Alessandro VI.
Collocazione originaria: Roma, Cappella di Santa Petronilla dell’antica Basilica Costantiniana.
Collocazione attuale: Città del Vaticano, Basilica San Pietro.
Opera: Cristo Velato
Autore: Giuseppe Sanmartino
Anno: 1753
Marmo: 80x80x50 cm.
Collocazione Napoli, Piazza San Domenico Maggiore. Museo Cappella San Severo.
La Pietà di Michelangelo ed il Cristo Velato di Sanmartino sono due capolavori che pur essendo realizzati in periodi storici diversi rappresentano esempi di sculture che affondano la radice in una visione arcaica con molteplici elementi sapienziali in comune. Entrambi gli scultori appartennero a scuole iniziatiche di tipo corporativistico di massimo livello, entrambi furono due grandi conoscitori dell’anatomia umana/spirituale e l’opera del Buonarroti influenzò notevolmente l’Autore del Cristo Velato.
Michelangelo dipinse la Pietà a poco più di vent’anni ma al tempo aveva già profonde conoscenze. Si applicò fin da bambino allo studio di testi classici e in Vitruvio apprese che l’uomo è il più alto esempio di unità, equilibrio ed il corpo umano è la più alta creazione di Dio. La sua predilezione per il nudo maschile derivò da un fattore filosofico e l’esaltazione ellenico-platonica del corpo umano fu un importante elemento per il ritorno dell’antico. Eseguì per esempio il Cristo risorto come un Apollo nudo e il Laocoonte di Apollonio di Atene fu per Lui la massima espansione di perfezione come anche il busto Belvedere. Credeva che il nudo dell’uomo come la nuda pietra rappresentassero pura “Intelligenza” perfetta, senza bisogno di orpelli decorativi. Apprese dal Ficino che il corpo è infuso di Luce, quindi l’uomo come la pietra è materia e Spirito e il vero scultore non è chi fa calcoli matematici o prospettici ma colui che ha le divine proporzioni negli occhi. L’idea del platonismo che più ispirò Michelangelo fu che dentro la roccia come nell’uomo c’è una latente immagine in attesa di essere scoperta, posta in atto dallo scultore “in Concetto”. Il mondo ultraterreno crea una forma dentro la materia e il vero artista riesce a penetrare la vera sagoma preordinata al di fuori del tempo attraverso l’Intelligenza, quindi l’immagine prefigurata nella pietra viene considerata come evidente già prima di essere liberata dalla sua marmorea prigione. La funzione dell’artista dunque era quella di adeguare “materia” e “concetto” e lo sforzo di tradurre in opera un “concetto” attraeva Michelangelo più che la rifinitura pratica che spesso lasciava ai suoi allievi, limitandosi ad impostare i disegni preparatori. L’aspetto concettuale quindi è eterno, pertanto non solo la forma archetipica durerà per sempre nell’empireo, ma persisterà anche la forma derivata che, come imitazione della prima, si fa partecipe della sua immortale natura. La conseguenza è che già nella cava di marmo l’occhio di ‘chi vede’ riesce a scorgere l’opera in potenza e Michelangelo amava segnare blocchi di marmo per distinguerli dagli altri che non avevano Spirito. La scultura quindi fu per Michelangelo una forma di servizio a Dio e trait d’union tra gli ideali morali del cristianesimo e le perfette forme del mondo classico.
La Pietà è l’unica opera terminata e firmata da Michelangelo che non amava finire le sue sculture per meglio proteggere questo ‘concetto’ e non disvelarlo in quanto mistero. La firma è presente nella fascia che traversa diagonalmente il busto della Vergine. Le iniziali del Buonarroti sono presenti anche in maniera nascosta: la M è nel petto della Madonna e la B deriva dal gioco di veli che si forma attraverso le gambe di Lei occultate dal velo.
Mettendo in comparazione le due opere, quel che salta all’occhio è che entrambe sono dedicate alla pietà poiché anche la Cappella San Severo è chiamata Santa Maria della Pietà o Pietatella, che in entrambe il Cristo è gracile e delicato e che uno ha il velo e l’altro no. Questo è un requisito che differisce dalle usuali sculture maschili scolpite dal Michelangelo il quale si servì di corpi virili anche per raffigurare membra femminee, come per esempio le Sibille. Nella Pietà invece il corpo del Cristo è di un uomo che non ha nulla di virile e questo dettaglio è piuttosto rilevante. Altro indizio da mettere in luce è che considerando l’idea di “concetto” di Michelangelo come mai la Pietà a differenza delle altre sculture del genio rinascimentale è un’opera manifesta e rivelata? Il non finito permette un’ambiguità interpretativa, qui invece l’opera è disvelata, anche se come vedremo solo in apparenza in quanto nasconde dettagli che sviano dal falsamente rivelato. Altra domanda è perché Maria la madre è più giovane del figlio? Inoltre Michelangelo non amava molto il tema della morte, la sua religiosità era vitalistica ma la Pietà è un dramma nel dramma. Lei ha uno sguardo addolorato piange (forse un influsso inconscio del Savonarola capo della setta dei “Piagnoni” in quanto piangevano tutti durante i sermoni), ma un indizio rivela che non è cosi in quanto le sue vesti plastiche sono un’opulenza di veli che si susseguono, onde del mare che si rifrangono su delle rocce per poi tornare in se stesse. Michelangelo è evidente amava i contrasti: Lei è più giovane di lui e rappresenta l’opposizione del movimento alla stasi, il profano divenire rispetto la cristallizzazione del dogma. Lei è il tutto: roccia sulla quale è seduta divenendo un unicum con essa e movimento spirituale allo stesso tempo. L’opera quindi è la raffigurazione delle due polarità: vita e morte.
Il Cristo del Michelangelo non ha il velo al contrario del Cristo velato.
Il velo è come uno specchio di luce che si riflette, ma il dietro dello stesso è nero e analogo ad una camera oscura che assorbe la luce dell’immagine riflessa, la rielabora per far rinascere una nuova immagine.
Il Cristo Velato irradia luminosità dall’interno in un gioco di specchio con il suo velo, come se la sua luce molto intensa rimanesse potenziale, la Pietà invece con il suo marmo levigato è abbacinante: è la luce che si riflette dalla pietra nel cui interno crea e riproduce l’immagine. Il Cristo Velato è quindi un “lume perpetuo”, una perenne luce non esplosa, come le lampade perenni che di solito ardevano presso le statue d’Atena o di Venere e che rappresentavano il fuoco spirituale che non si estingue mai. Anche la Pietà è un lume perpetuo, solo che il velo che fa da specchio al Cristo è nascosto come vedremo più avanti. Indossare il velo significa bagnarsi dello Spirito Santo come nell’antichità classica dove attraverso il velo si riproduceva “il movimento immobile”. Ripensiamo al velo della Madonna nella Pietà, Lei si muove pur essendo roccia. Il velo quindi è la dissimulazione delle cose segrete, lo svelamento come rivelazione della luce che rende immortali quando riusciamo a vedere in noi stessi. E’ uno specchio che rifrange la nostra interiorità ma per capire chi siamo bisogna andare oltre, nell’oscurità (camera oscura), dove la luce che abbiamo riflesso crea la vera immagine: il nostro lumen perpetua.
Il velo quindi è il ‘movimento immobile’ che segue gli stessi principi del ‘tutto scorre’ e che con le stesse leggi risorgerà dalla roccia. Il simbolo è il cerchio presente nella corona di spine ai piedi del Cristo Velato, i tre chiodi di ferro due dei quali sono incrociati in segno di unione e poi un paio di tenaglie il cui significato è prendere ma anche concepire. Questi elementi sono importanti simbologie legate alle fasi alchemiche della rinascita. (Continua…)
Giuliana Poli
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