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Ago 14, 2011 Attualità, Italia
Avetrana
Avetrana. Chi non ha mai sentito questo nome? Chi non conosce questo paesino? Grazie al bombardamento mediatico cui siamo stati sottoposti nell’ultimo anno, ogni due per tre la tragedia di questo luogo è entrata con violenza nelle nostre case. Ancora in questi ultimi giorni, con le differenti versioni, e successive ritrattazioni, di uno degli indiziati, Avetrana torna in primo piano.
Se, tuttavia, ci fermiamo un attimo a riflettere, scopriamo che di quel paese, troppe volte sotto i riflettori, non conosciamo praticamente nulla. Possibile che un singolo evento, per quanto terribile, possa, in un attimo, stravolgere le vite di 7.600 abitanti? Purtroppo questo è quello che accaduto agli avetranesi. Ciò nonostante, se si avesse l’accortezza di non attaccarsi morbosamente a quello che ci è stato raccontato dai media, se si andasse oltre la superficie, marcia e atroce, di quell’unico fatto, si scoprirebbe un borgo diverso. Un paese che ha voglia di ricominciare a vivere nella tranquillità; un paese che è stufo di essere sulle copertine dei giornali; perché, come si legge su un muro in via Kennedy, «Qui non è Hollywood».
Ci sono le sagre paesane, gli eventi culturali pronti ad accogliere nativi e turisti desiderosi di passare una serata tra vecchie canzoni popolari e balli tipici, come la pizzica. C’è il Torrione, dove, lo scorso 6 Agosto, si è svolta la prima edizione dello Sky Lanterns Show: primo spettacolo al mondo realizzato dal pubblico che, in un’atmosfera molto suggestiva, sulle note di Heal the World, ha lanciato in aria migliaia di lanterne illuminate, con la speranza di realizzare il desiderio espresso. Nella piazza principale il carretto passa, e un uomo vende angurie e meloni: prima un assaggio, per rinfrescarsi dalla calura dello Scirocco, e poi, se volete, potete comprarne a vostro piacimento. Infine, per concludere la serata, la banda locale intona l’inno di Avetrana, tra la commozione e l’orgoglio degli anziani che cantano con sincera partecipazione.
Gli abitanti del luogo devono poter essere di nuovo fieri della loro provenienza, non devono vergognarsi di essere avetranesi; non è giusto venire ricordati sempre e solo per l’omicidio di Sarah Scazzi. E’ ora che cali il sipario su questo palcoscenico di curiosità malata e perversa, e si riaccenda l’interesse per la vera anima di Avetrana. Riscopriamo un angolo di mondo catapultato, suo malgrado, al centro della scena e lasciato, poi, solo, a leccarsi le ferite procurate dall’alienazione mediatica.
Elisa Moro
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