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Nov 02, 2010 Cosa bolle in Pentola
A fine ottobre si è svolta a Padova l’edizione 2010 di Auto e Moto d’Epoca, forse la più importante rassegna europea del settore, durante la quale migliaia di visitatori hanno vagato per ore in un singolare microcosmo fatto di carrozzerie, carburatori, fanali, modellini, giocattoli d’antan, affiches pubblicitarie e quant’altro contribuisce a formare uno dei miti più formidabili del secolo scorso, quello della velocità.
Passeggiando negli stand della kermesse patavina ci sono venute spontanee alcune riflessioni di sociologia spicciola che vogliamo proporvi.
La prima è che, a oltre cento anni dalla sua nascita, l’automobile resta un affare prevalentemente maschile. Gran parte delle signore presenti aveva l’espressione annoiata di chi avrebbe tanto voluto tanto essere da un’altra parte mentre, incomprensibilmente, i loro compagni si beavano davanti alle rotondità di una Porsche 356 cabriolet.
Del tutto vani i tentativi di coinvolgerle con frasi come “guarda che meraviglia cara, anche lo zio Ambrogio ne aveva una così”.
Ma appuntamenti come questo sono anche preziose occasioni per ripassare i catalogo di quello che, con un abusatissimo termine, possiamo definire l’immaginario collettivo degli italiani.
Abbiamo per esempio ammirato la stessa Lancia Aurelia B24 con la quale Vittorio Gassman, ne “Il sorpasso”, scarrozzava il povero Jean-Louis Trintignant in un torrido ferragosto del boom economico.
Vivendo in uno scialbo presente fatto di cinepanettoni e attricette dal talento sospetto, un po’di nostalgia di un certo cinema e di una certa Italia era quasi d’obbligo.
Che dire poi davanti a ben nove rarissime Isotta-Fraschini costruite fra gli anni Venti e Trenta? La scritta Milano sotto al celebre logo IF blu sul radiatore, simbolo del lusso anteguerra, ci ha ricordato quando la citt‡ contendeva con successo a Torino il titolo di capitale dell’auto.
Altri tempi e altri imprenditori.
Un’ultima considerazione ce l’ha regalata uno sbiadito poster degli anni Settanta dal quale una paffuta ragazza in un casto miniabito rosso e riccioli di egual colore, suggeriva con garbo e con una pompa di benzina in mano di mettere “un tigre nel motore”: per qualche attimo abbiamo cercato l’inevitabile doppiosenso ma … non c’era. Davvero altri tempi.
Renzo De Zottis
happy wheels
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