Ultimo Aggiornamento giovedì 7 Novembre 2024, 10:48
Feb 12, 2011 Cosa bolle in Pentola
Ancora per pochi giorni il Palazzo Reale di Milano ospiterà una mostra fuori dalle righe, multisensoriale, appassionante.
Un percorso multimediale, un cammino catartico che saluta e ricorda due grandi artisti lombardi: la poetessa Alda Merini e il maestro Mimmo Rotella.
La città di Milano sullo sfondo e Marilyn Monroe, l’icona della bellezza per antonomasia, come terreno di confronto tra due mondi artistici, con codici espressivi differenti e affini allo stesso tempo.
La poesia che dipinge il bello e, la pittura che scrive il bello.
Le prime sale, buie ed imponenti, accolgono le proiezioni di una Merini inedita, bella e imperfetta al contempo: i suoi occhi, la sua bocca, il suo volto con i segni del tempo, le sue mani, la sua sigaretta fumante, la sua voce che riemerge da quegli angoli, che fa rabbrividire per la sua intensità, che emoziona e racconta una vita, legge dei versi, descrive i muri di quell’ospedale psichiatrico, che l’accolse per anni. Al centro della sala, nudo, consumato, sconcertante, il suo lettino.
Il cammino prosegue con la visita al “suo” Naviglio, alla sua casa, e alla sua osteria preferita, ricordando il vino condiviso con amici e amori. La voce della poetessa domina in ogni stanza, spezzando il silenzio e catturando il visitatore in un’esperienza unica e vibrante. Tutto sembra ricomporsi come un surreale montaggio; tutto si ricolora e si riempie ancora una volta di quegli oggetti familiari, di quei profumi e di quei riflessi nello specchio. Tutto sembra rivivere.
Nel Pantheon, l’ultima sala a lei dedicata, a terra, il suo materasso dove visse, scrisse, fumò e amò con tutta la sua bellezza di donna e artista. Una Merini che si trasforma in Marilyn, che si autoidentifica concettualmente in quell’icona di donna controversa tanto quanto lei. Marilyn, dunque, è il personaggio che incrocia e fa da ponte tra i due artisti.
Anche Rotella si appropria dell’immagine dell’attrice reinterpretandola con un linguaggio visivo “nuovo” per la sua epoca storica.
I soggetti massmediali scelti dall’artista appartengono ad una cultura figurativa popolare, ingenua. Le opere, ottenute con la sovrapposizione di manifesti cinematografici e pubblicitari (elementi seriali e riproducibili) vengono rese ineguagliabili dall’estro dell’artista, inventore del dècollage, che con strappi e lacerazioni fa emergere un’immagine unica, che assume un’intensità visionaria. Sono venti le opere esposte, di grande formato, su lamiera, realizzate dagli anni ’80 al 2000 e accompagnate dalla raccolta completa dei “Poemi Fonetici” composti dal maestro.
L’imponenza e la suggestione avvertite nelle sale dedicate alla poetessa, inevitabilmente influenzano le aspettative per la seconda parte della mostra dedicata a Rotella. L’artista però sembra rimanere marginale e poco evocativo, pur nella sua importanza nel panorama artistico italiano a partire dagli anni ’60.
Senza dubbio una mostra originale, che vale la pena vedere, in cui il visitatore si immerge completamente, cambiando ruolo e diventando così l’attore protagonista dell’“Ultimo Atto d’Amore”.
Eleonora Dafne Arnese
happy wheels
Ott 13, 2024 0
Mag 01, 2024 0
Dic 15, 2023 0
Nov 24, 2023 0
Feb 09, 2016 0
Ott 06, 2015 0
Set 25, 2015 0
Set 17, 2015 0