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Ago 20, 2015 Cosa bolle in Pentola
Un artista quando muore lascia sempre qualcosa di sé e questo aspetto vale anche per un artista anomalo quale è stato Albert Benzaquen. Pittore, ma anche pianista, uomo che sapeva cogliere i momenti più brevi e rapidi della vita quotidiana del Marocco, facendoli diventare scorci di vita continua.
Lui era una miscela di origini: nato a Gibilterra, quindi un po’ inglese e un po’ spagnolo, aveva trascorso quasi tutta la sua vita tra il Marocco, la Spagna e la Francia. Parlava francese, un po’ di arabo elo spagnolo, lasciando l’inglese ai suoi antenati. Avava sposato una signora italiana, Bella, nata in Marocco da genitori un po’ toscani e un po’ siciliani. Albert Benzaquen era stato anche un valente dentista, ma rimaneva sempre un artista.
Girava le vie dei centri del Marocco e fissava nella mente piccoli conciliaboli di uomini e donne, passaggi di animali, scorci delle medine e strade assolate. Riportava tutto sulle sue tele, con colori accesi e tenui nello stesso tempo, aggiungendovi la poesia dell’attimo, del tempo che passa, dell’istante che rimane, in vita, solo sulla tela. Il Marocco, attraverso i tableaux di Albert Benzaquen, diventa racconto di civiltà, narrazione di scene di vita di tutti i giorni.
Negli ultimi anni della sua vita abitava in un’ampia villa sulla spiaggia, di fronte all’Oceano e a sera, prima della cena in veranda, si sedeva al piano e suonava, così in maniera estemporanea, circondato dai suoi quadri che dominavano alle pareti. Tutto intorno i suoi amici e un pezzo di arte prendeva vita.
Mauro Pecchenino
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