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Mag 01, 2012 Attualità, Italia
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Forse dovremmo fare un passo indietro di 20 anni.
Tornare a quel 1992 così ricco di avvenimenti, anche drammatici, che cambiarono il Paese.
Muore la Prima Repubblica parlamentare nata dopo il Referendum del 2 giugno del 1946 che fece scegliere la Repubblica a discapito della Monarchia targata Savoia.
Nasce la Repubblica, ma la prima Repubblica è già sbagliato definirla così.
Possiamo paragonare i vari De Gasperi, Nenni, Togliatti ai vari Andreotti, Craxi e Forlani, possiamo metterli nello stesso calderone della Prima Repubblica?
Non lo crediamo cari lettori.
Torniamo al 1992, Craxi viene accolto da monetine all’uscita dell’Hotel Raphael, parte il Processo di Tangentopoli con il Pool di Mani Pulite a fare da castigamatti.
E poi, le stragi del 1992 e del 1993, uccisione di Falcone e Borsellino, le bombe a Firenze in via dei Georgofili, a Roma e ancora, l’avvento della Lega e di Berlusconi in politica, la cosiddetta seconda Repubblica.
Nel 1994 il primo Governo Berlusconi e la fine della prima Repubblica.
E loro, a parlare del nuovo, innovazione, efficienza e trasparenza, si vabbè ci viene da dire, come sempre, col senno di poi.
Oggi un altro movimento, quello capitanato da Beppe Grillo, cavalca l’onda della rabbia e del sentimento antipolitico che pervade il nostro Paese.
Eppure, il comico genovese riempie le piazze. Dove decide di andare per presentare i propri candidati, viene accolto da un bagno di folla e un consenso che alle urne arriverà alla doppia cifra, così dicono i sondaggi, ma per una volta i sondaggi non servono per capire che il Movimento 5 stelle, farà numeri straordinari alle elezioni amministrative e non solo in quelle.
E gli altri che fanno?
Cambiano nome ai partiti se possibile, mantenendo le stesse solite e, ormai impresentabili, facce.
Afferma Roberto Reale, giornalista di Rai News su Twitter: “In tutto il mondo occidentale i partiti restano e le persone cambiano. Solo da noi da un paio di decenni si fa esattamente il contrario”.
Ora i partiti tentano di cambiare marchio e di vestirsi con nuovi abiti, sperando che quelli ormai impresentabili vengano dimenticati.
Il compito appare arduo e, se come dice lo stesso Beppe Grillo, parlando sia di sé che di loro, in uno dei suoi recenti comizi in giro per l’Italia, afferma: “Sono già morti se hanno paura di me che sono un comico”.
Vediamo se gli Italiani, vinti da un mix di stanchezza, disperazione e indifferenza permetteranno loro di ritornare, come se negli ultimi 20 anni di (non) politica effettuata da questi “personaggi”, sia noi cittadini, sia i politici italiani fossimo stati da un’altra parte, in un qualsiasi Paese, che non si chiami Italia.
Norman di Lieto
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