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Set 02, 2014 Terza Pagina
Un ritratto di Abel Ferrara
La mostra del cinema di Venezia quest’anno ha ospitato un film di Abel Ferrara, uno dei registi più interessanti e contradditori del panorama internazionale. Spesso, piace molto e viene ritenuto un genio, altre volte un velleitario senza grande storia. FlipMagazine si colloca a metà strada: ritiene Ferrara un buon regista, con una grande capacità tecnica e una vena interpretativa che fa sempre discutere. Newyorchese del Bronx, una sessantina d’anni, di origini italiane, anche musicista e cantante è ossessionato, nei suoi film, dalla diversità, dalla emarginazione e dalla religione. Ha girato pellicole anche di genere, ma quasi mai banali, come King of New York, Il cattivo tenente, Occhi di serpente, Fratelli, ma anche stronzate terribili come Go go tales.
Si può dire che il suo cinema susciti sempre una reazione, anche di disappunto, ma non lascia mai indifferenti. E questo è forse uno dei suoi tratti più forti. Ha alcuni attori feticcio come Christophen Walken e Harvey Keitel e da qualche anno gira in Italia, dedicando un lavoro a Napoli e uno a Pasolini, presente, appunto, a Venezia. Del poeta friulano racconta l’ultimo giorno di vita, con i tempi e il taglio del documentario cronistico. Ferrara e Pasolini sono due nomi che si accostano bene, entrambi interessanti e visionari, potenti osservatori e registi cinematografici spesso sopravvalutati. Non dimentichiamo che Ferrara è soprattutto abile nel saper stupire, come Pasolini. Un film come Il cattivo tenente va visto e rivisto. Pasolini è un poeta sensibile, un articolista attento e acuto, ma per il resto un regista mediocre e spesso strumentalizzato da una certa sinistra, bisognosa di figure da sacrificare.
Mauro Pecchenino
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