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Gen 08, 2010 Cosa bolle in Pentola
I DRM (Digital Rights Management) sono licenze/codifiche che impediscono la riproduzione non autorizzata di un file (musica e video principalmente): fino a ieri sembrava l’unica pensata stimolante per vender musica sul web. Ma, come spesso succede, a volte avvengono delle piccole rivoluzioni (basta una lettera): analizziamo insieme l’abbattimento del DRM da parte di iTunes.
Nella mente del creatore il DRM doveva risolvere la piaga della pirateria, introducendo un sistema criptico basato sulle licenze: ciò però ha influenzato le prestazioni e l’agibilità sulle varie piattaforme musicali (un po’ come successe con le protezioni all’interno dei CD: alcuni erano illeggibili e le band pubblicavano le soluzioni sul sito contro la volontà della casa discografica). Tutto ciò si è poi tradotto con l’invenzione di nuovi formati proprietari, facendo impazzire i clienti a cercare software che permettessero la conversione in formati standard (ovviamente impossibile, date le protezioni).
Una parziale soluzione era masterizzare le tracce e, tramite iTunes o Windows Media, importarle come mp3, aac, wav o un altro formato libero. La legge del buonsenso suggerisce che tutti questi passaggi allontanino le persone dalla musica digitale, anzichè avvicinarle, rimandandole così nei negozi a comprare CD.
Nel 2007 il caro Steve Jobs ha scritto una bella letterina (tutt’ora pubblicata su Apple.com: versione originale, traduzione italiana) intitolandola Pensieri sulla musica: e, pensa che ti ripensa, ha elaborato 3 soluzioni per distribuire la musica (ovviamente emule non è contemplato per ragioni scontate, la pirateria non è la soluzione al caro musica).
La prima soluzione lascerebbe immutate le cose: ognuno continua la sua battaglia a suon di protezioni e codifiche, scatenando una faida tra formati aperti/chiusi e tecnologie incompatibili. Un vero caos, specialmente se dobbiamo riprodurre lo stesso file su lettori musicali diversi/autoradio/stereo casalingo/computer. VLC è un lettore universale multipiattaforma per cui il problema nei computer sarebbe appianato, ma la musica gira con noi e quindi la soluzione diventa improponibile.
La seconda coinvolge direttamente Apple: concessione della tecnologia FairPlay a cani e porci, in modo che tutti possano riprodurre i brani iTunes. Carino, ma non praticabile per case produttrici come Sony/Microsoft che hanno altre tecnologie proprietarie non aperte a questo sistema (le canzoni acquistate sullo Zune Store funzionano solo su lettori Zune, lo store Sony Connect vende canzoni compatibili solo con lettori Sony e via elencando).
La terza (quella che poi, nel giro di 3 anni, si è avverata) è l’abolizione totale dei DRM da iTunes. Come ripete Steve considerando un ipotetico iPod con una capacità da 1000 brani, solo 22 su 1000 brani vengono acquistati da iTunes: gli altri derivano da CD acquistati in negozio e poi trasferiti sul computer, provenienti da amici/parenti/fonti varie/altri siti.
Questo sistema permette di non cestinare tutti i CD acquistati negli anni ma di riutilizzarli con le nuove tecnologie, permettendo di trasmigrare la nostra musica preferita nel nuovo formato della musica, ossia liquida.
Verso la fine della lettera troviamo una dichiarazione di ampio respiro dove afferma che, se le major saranno disposte a sbloccare la musica rimuovendo i DRM, Apple abbraccerà la situazione con tutto il cuore.
Riponendo i fazzoletti nella tasca la soluzione vincente è stata la 3^: ora su iTunes la musica viene venduta senza DRM con l’estensione m4a (un mp4 audio), a 320 kbps, in modo perfettamente legale (sulla nostra mail arriva la ricevuta anche per gli acquisti gratuiti -vedi regalie iTunes varie-).
É crollato un capo saldo di iTunes, ovvero il prezzo bloccato a € 0,99: ora i brani più recenti costano € 1,29, così le major guadagnano di più sulle novità e sono contente. Gli album costano in media sempre € 9,99 e alcuni della mia generazione (1998/2000) vengono venduti a meno di 7 euro.
Ancora una volta la logica e il buonsenso ha vinto sulle trincee: Apple guadagna molto bene anche senza protezioni, i clienti (purchè dotati di un lettore mp4) possono riprodurre la loro musica ovunque e farsi un CD da tenere in auto/casa e tutti sono gaudenti.
Tra l’altro l’acquisto su iTunes risulta più economico rispetto al CD, con il vantaggio di poter fare una copia di sicurezza del proprio acquisto (cosa non sempre possibile con i CD, essendo protetti) in modo da non perdere il proprio investimento. Lo Store Apple diventa quindi un modo per godere della musica in modo legale e contenendo i prezzi.
Chi, a 15/16 anni, si dava al download pazzo di musica accusando che era troppo cara e facendo notare che, magari, alcune canzoni facevano pena per cui voleva poter scegliere cosa acquistare ora con iTunes viene messo al muro: puoi acquistare i brani che vuoi singolarmente (ovviamente con l’album si risparmia, oltre a ricevere tracce bonus esclusive e booklet in pdf coloratissimi) e ascoltarli dove vuoi, senza impazzire con i vari sistemi di criptaggio.
Ancora una volta un sogno che sembrava impossibile, un obiettivo difficile a causa degli accordi sul copyright, grazie alla potenza contrattuale della Apple con le 4 grandi (Sony BMG, Universal, Warner ed Emi smerciano e controllano oltre il 70% della musica mondiale) è diventato alla portata di tutti, rendendo la musica più economica, legale, senza compromessi sul piano della qualità (320 kbps permettono una purezza del suono cristallino, anche se ovviamente perde il calore tipico dei dischi in vinile). Grazie.
Marco Sberveglieri
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