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Feb 23, 2016 Attualità, Italia
Roma, dal corrispondente
Fa tristezza leggere della bagarre che si sta creando attorno al ddl Cirinnà nelle ultime settimane. Uno spettatore interessato alla questione, ma non necessariamente implicato in prima persona nelle ripercussioni della legge, troverà i toni quantomeno esagerati. È facile immaginare, quindi, con quanto avvilimento possano guardare a questo circo quelli invece direttamente coinvolti, con scivoloni da parte di personalità più o meno pubbliche, al limite del consentito e ben oltre la soglia della civile decenza.
Ci sono state dichiarazioni non tollerabili nemmeno se rivolte a degli animali, ma che hanno goduto di una sacrosanta libertà di espressione sulle testate giornalistiche italiane senza causare la giusta indignazione da parte di opinione pubblica e cariche istituzionali.
Gasparri, vicepresidente del senato (a queste condizioni non merita il maiuscolo), è stato capace di boutade tipo “Elton John è uno schifo umano. Quello che ha fatto (utero in affitto) è l’egoismo di un ricco arrogante che ha sfruttato la disperazione del prossimo. Dall’utero in affitto si arriva all’eugenetica e al nazismo!”.
Ferma restando la libertà di opinione su uno specifico tema, rimangono i termini scelti per descrivere la propria posizione. E, semplicemente, quelli usati non possono essere ammessi dal discorso politico di un paese che si dice maturo.
Se è vero che Gasparri non è nuovo a bassezze del genere, questo non ne diluisce la gravità. E da tale considerazione è escluso qualsivoglia giudizio di merito sulla specifica questione.
Ma l’esponente di Forza Italia non è solo.
Pochi giorni fa, sempre a Palazzo Madama, un intervento sul tema del senatore Razzi ha rasentato il ridicolo. Con sintassi incerta e contenuti profondi come una pozzanghera (quando comprensibili), il nostro ha dato vita ad un discorso paradossale che nei suoi programmi avrebbe dovuto arricchire la discussione e – probabilmente – spostare l’ago della bilancia.
La parte triste del suo intervento, comunque, non risiede nei termini e nei modi che articola, quanto piuttosto nel senso generale, nella posizione in cui a suo modo di vedere si trova il Parlamento italiano rispetto ad una decisione tanto spinosa.
“Noi ci sentiamo competenti al punto tale da assicurare che i bambini adottati da due padri non patiscono turbe di carattere psicofisico tali da menomarne la personalità? Io dico di no, almeno personalmente mi ritengo digiuno sulla questione”.
Con buona pace dell’italiano e della funzione legislativa del parlamento che, in questo caso specifico, non sarebbe quindi in grado di produrre nulla data la difficoltà dell’argomento e la scarsa preparazione in merito degli eletti.
Ora si potrebbe continuare con le intromissioni di esponenti della curia in questione assolutamente al di fuori della loro portata o con le mille dichiarazioni al limite della denuncia in cui frequentemente incappano molti quando alle prese con questi temi, ma sinceramente sarebbe solo perdere altro tempo.
La verità è che attorno questa legge gira molto più che non il solo riconoscimento dei diritti matrimoniali e di adozione alle coppie dello stesso sesso. Gira molto di più e non c’entra nulla con la legge in sé. Si parla di equilibri, che da un parere negativo del parlamento o con il passaggio del ddl modificato nelle sue parti essenziali, renderebbe il Governo Renzi molto più debole agli occhi dell’opinione pubblica.
Se è vero che la strategia fa parte della politica, questo non esclude il fatto che vedere parte della propria vita messa in mano a determinati personaggi, mina seriamente la capacità di poter ancora credere che effettivamente ci sia la volontà di portare a casa un buon accordo piuttosto che un accordo quanto più possibile condiviso. E le cose sono estremamente diverse.
Luca Arleo
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