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Gen 26, 2016 Consiglio di Lettura, Le rubriche di flip
Foto di Alessandro Meoli©, per FlipMagazine
Un bel saggio breve, di chiara e rapida lettura, Un etnologo al bistrot (Eloge du bistrot parisien, in originale), pubblicato in Italia da Raffaello Cortina Editore, scritto dall’antropologo francese Marc Augé, ci racconta il bistrot e la sua filosofia di vita.
Locale tipicamente francese, fin dalla apparente trascuratezza dei dettagli, ha resistito al trascorrere degli anni e delle mode, rimanendo fedele a se stesso. Diverso dai caffè italiani, dai generici american bar ormai presenti ovunque, dagli USA alla Cina, i bistrot sono luoghi unici e quasi inimitabili. Sono un contenitore di comunicazione, a volte per una coppia, raramente di gruppo, quasi sempre pieni di persone sole (uomini soprattutto) che vanno a bere un caffè, un calice di vino o una birra, osservando gli altri frequentatori, come se per loro la compagnia e lo stare insieme fosse rappresentato dalla loro solitudine che osserva gli altri e le altrui solitudini. In passato, in particolare negli anni Cinquanta e Sessanta è stato anche luogo di incontri e intensità letterarie, oggi ha perso questo fascino, con gli scrittori chiusi nelle loro prigioni computerizzate, ma mantiene un fascino inattaccabile, dove la bevanda diventa un pretesto per osservare, esplorare, pensare, trovare calore.
Il libro di Augé nasce come testo di nicchia, ma dovrebbe esser letto da tutti, dai giovani fino ai più anziani, per capire cosa vuol dire stare soli e vivere in compagnia, nel cuore di una città infinita come Parigi.
Camille Pagani
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