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Gen 07, 2016 Terza Pagina
Roma
La capitale dedica, in due spazi distinti, le Scuderie del Quirinale e Villa Medici, sede dell’Ambasciata di Francia, dove lui lavorò per un periodo, una grande retrospettiva a Balthus. Con questo nom de plume, il pittore e fotografo Balthasar Klossowski de Rola, francese di origini polacche ha ottenuto una fama internazionale, grazie anche a nomi universali come, tra gli altri, Pierre Bonnard, Hery Matisse e Pablo Picasso, che lo hanno apprezzato. Fu uno dei pochi artisti che, ancora vivente, vide esposti i suoi lavori al museo del Louvre. L’Europa gli tributò sempre grandi successi, così come gli Stati Uniti. Con l’Italia ebbe sempre un rapporto molto stretto e fu affascinato dai lavori di Pier della Francesca e di Caravaggio e nel cinema di Federico Fellini.
Balthus è sempre stato molto prolifico e attivo, tra pitture, foto e tanti disegni e la figura umana , di solito in piedi, viene fermata sulla tela come in uno stacco fotografico, con contorni precisi, taglienti, fissi, un po’ alla De Chirico, tanto per dare un generico punto di riferimento. Balthus sapeva osservare e fissare le immagini con uno stile figurativo, arricchito da colori sfumati e tante penombre, in un periodo in cui il figurativo era sempre suddito dell’astratto. In particolare, l’artista ha due soggetti preferiti: le nature morte e le ragazzine, a volte con un gatto come presenza incombente. Le adolescenti sono riprese in atteggiamenti contemplativi e a volte pensosi. Figure sempre vestite e caste. Qualcuno ha voluto vederci dell’erotismo e anche un po’ di pedofilia ma, a parer nostro, da queste opere traspare solo la curiosità dell’autore per una giovinezza che si affaccia al mondo. Le opere di Balthus sono moderne e attente al classico e comunicano senza aggredire, sono avvolgenti e dialoganti.
Mauro Pecchenino
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