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Giu 25, 2015 Attualità, Italia
Mentre le cronache politiche nostrane sono concentrate su Mafia Capitale e sulle effettive capacità di governo del sindaco Marino, in altre parti del mondo le cronache politiche sono decisamente più succose e interessanti. Da qualche mese, in America non si fa che parlare dell’imminente invasione del Texas da parte delle forze armate degli Stati Uniti d’America.
E già, perché – nel corso di un sondaggio pubblico condotto lo scorso maggio – è risultato che il 32% degli elettori repubblicani e il 50% di quelli dei Tea Party è convinto della minaccia reale che le forze armate USA rappresentano per il Texas. Ma facciamo un passo indietro e torniamo a marzo scorso, quando il grande pubblico venne a conoscenza di una delle periodiche esercitazioni che le truppe americane svolgono nel proprio territorio. Le operazioni, denominate Jade Helm 15 (ovvero Timone di Giada 15), avranno luogo dal 15 luglio al 15 settembre in Arizona, Colorado, New Mexico, Texas e Utah coinvolgendo 1200 operativi, fra i quali alcune forze speciali rese celebri dalle pellicole cinematografiche: la Delta Force e i Berretti verdi. Le teorie del complotto hanno preso piede dal momento della diffusione della mappa delle esercitazioni nella quale alcuni Stati risultano colorati di rosso e contrassegnati dalle etichette hostiles, ostili. La mappa si è rapidamente diffusa in rete grazie ai complottisti che l’hanno esibita come prova definitiva delle proprie teorie e a nulla sono valse le esortazioni al buon senso di chi faceva notare che il Governo non avrebbe diffuso informazioni su un presunto attentato alla sovranità di uno dei propri Stati. La replica è stata che questa operazione di trasparenza non è altro che una subdola dissimulazione: la mappa sarebbe stata resa pubblica proprio per screditare tutti coloro che avessero tentano di mettere in allarme l’opinione pubblica. Già nel mese di maggio, il giornalista Jim Shea dell’Hartford Courant, quotidiano del Connecticut, ha elencato tutte le teorie del complotto diffusesi a macchia d’olio sul web: si va dalla volontà del governo centrale di rendere la presenza di truppe sul territorio del Texas – così comune che gli ignari cittadini non riusciranno a reagire nel momento in cui la vera invasione avrà luogo – a un’operazione internazionale tesa a requisire tutte le armi in possesso dei cittadini passando per l’utilizzo di tutte le sedi della catena Wal Mart chiuse come magazzini per l’approvvigionamento delle truppe cinesi (?) che sbarcheranno in America. Inoltre, si arriva ad ipotizzare la rimozione delle figure politiche che si oppongono all’instaurazione di una legge marziale negli “Stati Ostili”. Questa congerie di assurdità sarebbe rimasta relegata nei meandri della rete se non le fosse stata conferita legittimità da eminenti esponenti della classe politica americana, decisi a trarre profitto dalla “creduloneria” del cittadino medio nell’ormai imminente corsa alle elezioni per la presidenza USA. Il primo a far ricorso a questo spregiudicato, ma a quanto pare proficuo uso della propaganda elettorale, è stato Greg Abbott, governatore dello Stato del Texas, che ha invitato la Guardia Nazionale a vigilare sulle esercitazioni militari. Gli ha fatto eco, Ted Cruz, senatore americano in corsa per le presidenziali, che ha presentato un’interrogazione al Pentagono per far luce sulla questione.
A questo punto anche i media generalisti conservatori hanno iniziato a interessarsi della notizia, contribuendo a diffondere la disinformazione sull’argomento, tanto che anche alcune figure dello spettacolo sono intervenute nel dibattito. L’attore Chuck Norris, già supporter nel 2008 del candidato repubblicano alla presidenza Mike Huckabee e anche ora nelle presidenziali del 2016, dal suo ranch-refugium del Texas ha invitato a imbracciare le armi contro i nemici dello Stato, solo per ritrattare la dichiarazione qualche settimana dopo accusando i media di averlo frainteso. Insomma in America i titoli dei quotidiani e dei telegiornali non mancano mai di stupire e divertire i più smaliziati elettori europei.
Marco Giampetruzzi
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