Unedited history: la cultura di un Iran mai visto

Feb 04, 2015 Terza Pagina

Roma

Al MAXXI, lo spazio su via Flaminia ospita, fino alla fine di Marzo, una mostra molto interessante e pressoché inedita nei suoi contenuti, “Unedited history. Iran 1960-2014”. E’ un progetto di intermediazione culturale, che rappresenta una carrellata della cultura visuale iraniana degli ultimi cinquant’anni.

La mostra, curata da Marta Morelli, con la consulenza di Silvia Mascheroni, con la collaborazione del Musée d’Art Moderne de la Ville de Paris, permette al visitatore di compiere un percorso completo e con tanti momenti d’arte da vedere, sia pittura, sia scultura e fotografia. Tra gli autori presenti, non si può fare a meno di citare, il poliartista Bahman Mohassess che si è distinto per essere un valido scultore, pittore, scenografo e traduttore, scomparso da pochi anni è una figura di riferimento fin dagli anni Sessanta. Un altro nome imprescindibile è Behjat Sadr, con una formazione di studi anche in Italia, è stato un pittore significativo. E poi ancora i fotografi Bahman Jalali e Rana Javadi, che portano agli occhi degli astanti flash improvvisi e indimenticabili di vita vissuta, tra le strade e negli interni di un Iran che ha sempre avuto nella cultura un suo motore perpetuo.

In tempi più recenti, è bello vedere con la stessa emozione alcuni lavori più datati, per esempio le foto di Mohsen Rastani e di Tahmineh Monzavi, che nella serie fotografica denominata Tina Shamlou, descrive la quotidianità difficile e, quasi da invisibile, di un travestito che viene ospitato in un rifugio abitato da sole donne. Gli occhi smarriti di Tina sono a tratti l’immagine di un Paese che ha sempre dovuto lottare per un quotidiano che ha visto la libertà molto spesso negata.

Per finire, citiamo ancora le indimenticabili immagini di Kaveh Golestan che hanno una serie di prostitute come protagoniste e gli enigmatici soldati, con una ironica e simbolica decapitazione, ad opera di Mitra Farahani.

Per chi cerca un’esposizione originale che in Italia non ha precedenti, questa è la mostra giusta.

Mauro Pecchenino

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