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Dic 19, 2014 Terza Pagina
Settanta anni fa nasceva a Tripoli un artista eclettico, poetico, dolce e indimenticabile, di origine italiana. Si chiama Herbert Pagani ed è morto di leucemia negli Stati Uniti, intorno ai quarant’anni. Sa scrivere in maniera semplice e profonda versi d’amore e d’amicizia. In Italia è dimenticato dai più, mentre in Francia rimane un punto di riferimento, per chi ama la musica unita alla poesia. Herbert è una cantautore un po’ diverso dagli altri nomi che hanno dominato i palcoscenici nel suo stesso periodo, come Serge Gainsbourg, Leo Ferré, Fabrizio De André, Gino Paoli, Luigi Tenco, fino al più grande di tutti, il belga Jacques Brel. Herbert sa essere profondo e leggero, soave e drammatico, triste e allegrissimo, guascone e intellettuale. Difficilissimo dargli un’etichetta, era semplicemente Herbert Pagani: poeta e musicista, ma anche scrittore e disc jockey, attore e saltimbanco. Per tutta la vita ha girato il mondo. Diviso tra Italia, Paesi africani, Stati Uniti e Francia, il Paese che lo ha adottato, anche perché ne conosceva profondamente la lingua. Da ragazzo, aveva lavorato a Radio Monte Carlo, in quegli anni un’emittente di riferimento internazionale (forse l’unica per il pubblico italiano e francese). Ma amava scrivere, senza barriere. Per esempio, è sua la musica di un pezzo del pop italiano sempreverde Teorema , su testo di Marco Ferradini che l’ha portata al successo e resa immortale. Lo consigliamo ai giovani, a chi ama l’atmosfera di un calice di vino, il calore del fuoco e la compagnia per condividere le cose belle della vita, come la musica.
Consigliamo di ascoltare di Herbert Pagani, in particolare, Megalopolis, un’opera in musica che è il manifesto di Pagani e un inno all’ambiente. Poi, L’erba selvaggia, Cento scalini, La mia generazione. E, su tutto, Albergo a ore, versione italiana, da lui curata, di un pezzo francese eseguito da Edith Piaf, Les amants d’un jour. E’ la storia di due giovani che passano le loro ultime ore di vita in un piccolo albergo, anche un po’ squallido, facendo l’amore, prima di decidere di terminare la vita insieme. L’hanno cantata anche altri artisti, ma la versione di Herbert Pagani fa venire la pelle d’oca (e ogni tanto è una sensazione che fa bene allo spirito).
Mauro Pecchenino
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