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Nov 02, 2014 Cosa bolle in Pentola
Ritratto di Franco Califano
FlipMagazine desidera ricordare Franco Califano, uno degli autori e musicisti più sensibili e bistrattati del mondo della canzone popolare. Un carattere particolare questo romanaccio, nato a Tripoli, che faceva della libertà una bandiera sfrontata, esibita, cavalcata, fino ad arrivare a terminare i suoi giorni, come sempre accade per queste anime diverse, nella solitudine e povertà.
In realtà, in un Paese più sensibile e meno maleducato dell’Italia sarebbe diventato un mito. Basti pensare al rispetto e riconoscimento che viene sempre tributato in Francia a Serge Gainsbourg che in quanto a trasgressioni, fa sembrare Califano una Carmelitana Scalza.
Eppure Franco, il guascone innocuo e buono, ci sapeva fare con la musica e anche con le parole non era male. Come dimenticare certi pezzi : La nevicata del 56, La musica è finita, E la chiamano estate, Tutto il resto è noia, La mia libertà e altre che hanno lasciato il segno, per la capacità di Califano di essere bullo e triste insieme, tenero e sfrontato. E’ stato anche poeta (niente male, attore (scarsino), scrittore (niente di speciale), produttore. Un artista dalle tante sfaccettature che non piaceva a molti e che è stato messo in un angolo, dopo altre ribalderie.
Aveva un chiodo fisso: le donne e sosteneva di trovarle tutte interessanti, almeno per un dettaglio. Ha avuto centinaia e centinaia di storie e storielle, per lui la donna era il pane quotidiano: Nessuna perversione, solo sano scambio di sensazioni, per scappare alla noia furente di un rapporto unico ed esclusivo che, per lui, era sempre destinato a morire nel tempo o a stare in piedi per convenienza o paura della solitudine.
Mauro Pecchenino
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