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Set 30, 2014 Attualità, Italia
Roma, dal corrispondente
Sono mesi ormai che assistiamo imbarazzati allo scontro quasi giornaliero tra Renzi e chiunque abbia idee diverse. All’inizio furono – o sarebbe meglio dire sarebbero dovuti essere – i rottamati. Ma visto che l’Italia in fondo ha dimestichezza con le cose antiche, crediamo alla fine abbia pensato bene di tenersi la maggior parte dei pensionabili e passare oltre. “Gallina vecchia fa buon brodo”, soprattutto se vota alla Camera e al Senato.
Da allora è stato un crescendo: Rai, Statali, Sindacati, Opposizione (interna o esterna è uguale), Europa e pure gli intimi che hanno osato avere dubbi.
Manca solo il Papa dopodiché si sarà battuto contro tutti quelli che hanno un ruolo in Italia.
La voglia di fare dell’ex Sindaco di Firenze è sinceramente apprezzabile. Il modus operandi un po’ meno. Voler offrire sempre e comunque il profilo migliore al pubblico, quindi ritenere inaccettabili critiche o riflessioni scomode, mette in difficoltà chiunque voglia intraprendere una discussione costruttiva. Siano giornalisti, politici, analisti o addetti ai lavori, saranno comunque tacciati come gufi. Non c’è scampo.
È ovvio che in un momento come quello che stiamo attraversando, un uomo forte sia assolutamente necessario. Ma forte non è sinonimo di solo. Il rischio che sta correndo il Premier è quello di preoccuparsi più del gradimento personale che non dell’effettiva riuscita del suo lavoro. Da troppi mesi aspettiamo di vedere misure concrete e sinceramente la coperta degli 80 euro sembra davvero poca cosa in un panorama che richiederebbe una riforma strutturale di parecchi ingranaggi.
Che ci siano resistenze, e che molte siano di matrice ideologica, è assodato. Ha ragione a criticare tanto gli istituti, quanto i singoli che si oppongono a qualsiasi forma di cambiamento, temendo sempre il peggio e assecondando quindi uno status quo ormai inaccettabile.
Ma una posizione intelligente, che miri ad ottenere il risultato migliore possibile, non può prescindere dal confronto. A volte violento ma che, comunque, è sintomo di una democrazia sana.
Escludere a priori qualsiasi voce dissonante – ascoltando soltanto gli applausi della gente ogni qual volta questo novello Robin Hood (che però al momento non porta niente ai poveri, né toglie ai ricchi) si scaglia contro l’insopportabile di turno sia esso la CGIL o gli industriali – non è un comportamento utile, intelligente e, soprattutto, produttivo.
L’ultimo scontro sul Jobs Act ne è l’esempio calzante. In formazione sparsa il Presidente del Consiglio ha ricevuto tante critiche quante, se non proprio apprezzamenti, aperture al confronto su un tema caldo come quello del lavoro. La risposta non può e non deve essere “con me o contro di me”. La mediazione fa parte della politica e, cosa più importante, ascoltare potrebbe rivelarsi un utile strumento di crescita e miglioramento. Tanto suo quanto delle sue proposte.
Luca Arleo
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