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Apr 16, 2014 Attualità, World Wide
Ritratto di Jim Morrison
Parigi
Ci sono personaggi che lasciano un segno incancellabile. In particolar modo nello show biz. Ancor di più nella musica e alcuni sembra che vogliano distruggersi e se ne vanno che non hanno ancora raggiunto neppure i trent’anni. Pensiamo a Jimi Hendrix, Janis Joplin, Jim Morrison. E proprio il front man dei Doors rappresenta un nome fuori dalle righe e da tutti i sistemi. Un pazzo totale, uno che non ha mai seguito una regola o una strada, a costo di arrivare a trovarsi sempre fuori da tutto e tutti. Difficile descrivere Morrison. Aveva una bella voce, originale, che diventava unica, pazzesca, straziante, inimitabile appena incominciava a cantare, complice l’alcool o l’acido. Sì, perché a parte l’eroina che non amava molto, si faceva di tutto ciò che poteva trovare in commercio e si trasformava, fino a diventare un folletto ingestibile. Sapeva anche scrivere in modo molto personale. Era un poeta ispirato da una forza inconscia e propulsiva, che lo faceva interpretare la vita e l’esistenza con versi moderni e antichi allo stesso tempo. Nessuno può esser paragonato a Jim. A volte fa sorridere, ma solo per non piangere, per esempio, quando qualche buontempone ignorante è arrivato a dire che, un cantautore dal fiato corto come Rino Gaetano, aveva affinità con Morrison. Non diciamo stupidate. Jim è unico nel suo creare e distruggere, nel suo vivere e annientarsi. Musica, canto e poesia in un cocktail venefico che l’ha portato ad essere un’icona nel suo letto eterno al Père Lachaise di Parigi, dove dorme insieme agli altri grandi miti della creatività.
Mauro Pecchenino
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