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Il REBUS di una donna e della vita alla Fondazione Matalon
Un’opera della mostra REBUS di Monica Marioni
L’open space, interamente bianco e di forte impatto, si scalda con le enormi travi a vista che sovrastano il soffitto e si impreziosisce con opere che inaspettatamente catapultano gli astanti in una profonda introspezione.
E’ il Museo Fondazione Luciana Matalon di Milano ad accogliere, per tutto il mese di Marzo, REBUS, la mostra (a ingresso libero) di Monica Marioni.
L’artista, veneta di origine, racconta un po’ se stessa sulle sue tele e lo fa con un’energia sofferente, intima, viscerale.
“Ho imparato a disegnare con la mano sinistra – ci racconta la Marioni durante il vernissage. In alcune delle mie opere volevo un tratto nevrotico, che meglio rappresentasse il tormento e il peso dei pensieri di una donna ammaccata, posta forzatamente davanti a una scelta difficile, ma che vuole rialzarsi.”.
Così crea un rapporto intenso con la sua opera, sia nella scelta dei soggetti e dei contesti, sia in quella dei supporti. Le sue “tele” infatti sono cartoni o pagine di riviste del primo Novecento o ancora i suoi jeans usati, scuciti, tagliati e poi riassemblati e trattati per lungo tempo con materiali industriali, come il cemento e lo stucco. Il bianco, il nero e il rosso sono i colori che dominano le quindici opere in mostra e ben esprimono i significati profondi del lavoro della Marioni. Protagonista assoluta è la donna, dicotomia fra estrema femminilità e androginia, dolcezza e aggressività, spontaneità di un sorriso appena accennato e il peso di una delusione.
Il progetto espositivo della Marioni, curato da Ivan Quaroni e promosso da Link Art International, è giunto alla sua quarta tappa in Italia e, con una chiave di lettura molto originale racconta, in parte, la storia dell’artista ma anche il vissuto di ciascuno di noi: un cammino di vita irto di luci e ombre, gioie e ostacoli, certezze e…rebus.
Eleonora Dafne Arnese
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