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Dic 17, 2013 Terza Pagina
Foto di Federica Santeusanio, fornita da Artespressione
Un uomo che si sveste della sua personalità, del suo carattere e perde ogni potere decisionale di fronte all’oggetto del desiderio, il prodotto griffato, diventato il fulcro del consumismo contemporaneo. Da soggetto, dunque, l’uomo si trasforma, si ingabbia nella sua smania di apparire e diventa un inespressivo manichino.
Così si compongono le nature morte dell’artista siciliano Antonio Sciacca presentate nell’inaspettata personale “Madonne in gabbia” promossa da Artespressione. La galleria d’arte milanese, capitanata da Paula Nora Seegy, con la collaborazione del curatore Matteo Pacini, anche stavolta propone una mostra che lascia disorientati gli astanti per qualche minuto.
Le tele, contraddistinte da un tratto e una precisione Fiamminga, sono il frutto di un lungo lavoro che fa riferimento al Metropolismo, di cui il maestro Sciacca è uno dei fondatori. Il movimento pittorico-culturale, sorto negli anni ’90 e teorizzato dal noto critico d’arte Achille Bonito Oliva, affronta tematiche sociali contemporanee come il consumismo e transla, in pittura, un uomo che si svuota, si disumanizza e diventa paradossalmente artificiale.
Fonte di ispirazione per l’artista sono state le Madonne lignee. Le statue votive di tradizione cristiana sono risalenti al XVII e XVIII secolo e, spogliate delle proprie vesti preziose, vengono reinterpretate da Sciacca che le riveste di oggetti status symbol e le accompagna con rami di corallo che ricordano la sua terra d’origine.
Volti dalla bellezza delicata intrigano per la dicotomia che si crea con l’asetticità degli sguardi dei soggetti che l’artista sceglie nelle sue opere e che, volutamente, insinuano nella mente dello spettatore enigmi e provocazioni che inducono alla riflessione.
Eleonora Dafne Arnese
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