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Ago 14, 2009 Cosa bolle in Pentola
L’accesso al mondo del lavoro, non è una novità, è diventato sempre più complicato e non privo di ostacoli, talvolta insormontabili.
Annunci di lavoro che richiedono titoli di studio in quantità industriale, contestualmente all’esperienza di lavoro quasi decennale e, se non è chiedere troppo, un’età media compresa tra i 25 e i 30 anni.
Detto questo, è anche vero che nella società di oggi, la domanda di lavoro è molto elevata e, di contro, le offerte di posizioni professionali interessanti o quantomeno in linea con le aspettative dei candidati, sono sempre meno numerose.
Prima della crisi economica, vi erano già segnali allarmanti sullo stato dell’occupazione nel nostro Paese, con miriadi di stage non retribuiti o vari tipi di contratto, dai co.co.co a quelli a progetto, che tante criticità hanno creato, non ultima quella relativa al precariato.
Oggi possiamo sottolineare come un nuovo fenomeno in questi ultimi anni si stia facendo sempre più largo negli usi e costumi di diversi studenti italiani.
È il fenomeno dei “ corsi e ricorsi basta che segua un corso”.
Una volta raggiunto il traguardo della Laurea, si comincia l’iter infinito dei Corsi di specializzazione, più corsi si frequentano, più si presume, che si possano aumentare le possibilità di assunzione nelle Aziende.
Sovente i Corsi che si decide di frequentare, sono in antitesi l’uno con l’altro e non servono concretamente ad ottenere un reale miglioramento del proprio curriculum, in special modo se tutti questi corsi che si frequentano non fanno altro che procrastinare la data di inizio del proprio ingresso nel mondo del lavoro.
Ragazzi / e ( uomini / donne ) di 30 anni che non hanno mai lavorato, ma che hanno nel curriculum da presentare alle Imprese svariati Corsi di specializzazione, di perfezionamento, di “allungare i tempi”.
E tutto questo sotto l’occhio complice dei genitori, che si ritrovano in casa alla soglia dei 30 anni, figli che ancora non sono in grado di lavorare e di poter vivere autonomamente dalla propria famiglia.
E per questi giovani che fare?
Potremmo coniare un termine bipartisan: Bamboccion-fannulloni. ( Copyright dei due termini: il primo è di Tommaso Padoa Schioppa, ex ministro succhiasangue nel passato Governo Prodi e il secondo è di Renato Brunetta, il miniministro saputello, in carica nell’attuale governo Berlusconi ). Poi pregare che capiscano che un giorno i genitori non ci saranno più e loro cosa faranno? Andranno a chiedere l’elemosina all’uscita dei supermercati? Si spareranno? Si addormenteranno sniffando colla come i bimbi di strada a Bucarest ?
Noi suggeriamo di alzare il culo e andare a cercar lavoro, come più o meno abbiamo fatto tutti, nei secoli dei secoli.
Alfonso della Mura
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