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Giu 05, 2009 Attualità, Italia
In un mondo dove governano i fast food, dove tutto dev’essere “espresso” e le relazioni sono gerarchizzate, l’attesa può essere ancora percepita come un valore, un’ opportunità?
Valiamo per quello che produciamo o lo spessore morale, la serietà, l’investimento sulla persona sono cose dell’altro secolo?
L’interrogativo del “tutto subito” si pone molte volte nella vita: dall’amante non corrisposto che stringendo i tempi, spesso provoca la fuga del desiderato, all’imprenditore che, di fronte ad un’idea d’avanguardia, investe tutto se stesso rinunciando alla vita.
Dai piccoli ai grandi progetti, l’attesa per il desiderabile, ci prende e ci travolge ed è tanto più intensa quanto più è rara e valorosa è la cosa o la persona agognata. Gli imprenditori in generale, non possono raccontare favole e con i budget si confrontano ogni giorno, ma occorre valutare, “grazie” a questa crisi, l’opportunità di ridisegnare le mappe delle relazioni e del lavoro.
Se qualche anno fa bastava poco per incassare molto, oggi non è più così. La parola crisi, che dall’accezione greca significa giudizio, ci sta invitando a riflettere su un aspetto: tutto ciò che fino ad oggi era funzionale e “normale”, oggi non lo è più. Occorre ritrovare nuovi limiti, nuovi confini per ritrovare una “nuova normalità”. Utilizzare l’incerto come risorsa, come stimolo per l’immaginazione, ci aiuta a stabilire, fantasticando, cosa vogliamo. Non abbiamo tenuta quando ci immaginiamo il futuro perché l’esito (chissà quante volte l’abbiamo verificato sulla nostra pelle!), è spesso imprevedibile. Un sorriso vero, il calore di una mano, lo sguardo di una persona cara, possono lasciare un’ eco più forte del pensabile ed un “guadagno” inestimabile… e poi, siamo sicuri che dietro l’impazienza non ci sia la nostra paura di non concludere o l’ansia di consumare tutto e subito? L’attesa è uno stato dell’anima, una profonda fiducia in se stessi e nell’altro, un atto di fede verso la vita, un “partire da sé”. Solo in questo modo, potremmo godere dell’attesa come di un prolungato orgasmo, un godimento personale, ma non solitario, che alimenta la bellezza della vita e rinnova una nuova attesa.
Barbara Fontanesi
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