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Gen 14, 2013 L'editoriale
L’ho incontrata purtroppo una sola volta. Alla Terrazza Martini di Genova, all’inizio degli anni Ottanta. Lei era lì con Giorgio Gaber, insieme portavano nei teatri di tutta Italia “Il caso di Alessandro e Maria”, l’unico spettacolo che Gaber ha condiviso con qualcuno, sulla sua magnifica strada del Teatro Canzone. Lei si chiamava Mariangela Melato. Era molto particolare in tutto: non bella, secondo il gusto comune, in realtà molto affascinante, con occhi grandi e curiosi, un corpo asciutto e sensuale. Si muoveva con l’andatura di una ballerina. Sapeva fare tutto, era un’attrice completa, cantava e ballava: teatro, cinema, televisione, drammi e commedia ed era sempre perfettamente in parte. Aveva anche una voce originale, baritonale e determinata, come il suo carattere. Milanese, aveva iniziato a lavorare per breve tempo come commessa e vetrinista, poi si era buttata anima e corpo in ciò che amava. Ha lavorato con i registi e gli attori più importanti: da Luca Ronconi a Elio Petri, da Gianmaria Volontè a Giancarlo Giannini e tanti altri. Aveva lavorato anche negli USA. Sempre con grande seguito di pubblico e giudizi più che positivi della critica. Era l’ultima grande attrice italiana. Ne rimane solo un’altra, Monica Vitti, ma da molti anni è molto malata. In quell’incontro mi disse, nel corso di una breve intervista, che avevo ottenuto grazie all’intervento della direttrice della Terrazza, un’amica, Anna Cugia di Sant’Orsola: “Io stimo Gaber in tutto e quando mi ha chiamata sono corsa”. Era un’attrice perfetta, amava il suo lavoro, fino al midollo, era anche una donna diretta, semplice. La salutiamo. A presto. See you soon. A la prochaine. mauropecchenino@tin.it
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