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Gen 08, 2013 Attualità, World Wide
Rolling Stones, picture from Television Blog
Londra
Chi ha vissuto da Inglese e non da turista, per un periodo più o meno lungo a Londra, la capitale mondiale della musica, vi ha studiato e lavorato, come chi scrive, non può far a meno di pensare al cinquantenario dei Rolling Stones. Ogni angolo della città ha più o meno un negozio di musica e in ciascun music shop ci sono disegni, vinili, cassette, CD, foto, filmati relativi agli Stones. Non se ne può fare a meno. Qui, nella capitale dell’impero britannico loro sono la colonna sonora, insieme a The Beatles e pochi altri. Cinquant’anni di quasi ininterrotto successo, fin dalla swinging London, di mode lanciate, di piccole grandi trasgressioni. All’inizio erano in cinque, poi Brian Jones fu trovato cadavere nella sua piscina. Gli altri quattro sono andati avanti, in maniera “terrific”, come si dice da queste parti. Eccoli, oggi ancora pimpanti: Mick Jagger, il sex symbol on stage, the voice, the mouth, the lips, the tongue, come lo hanno chiamato i media di tutto il mondo; Keith Richards con il quale Mick ha sempre diviso tutto e in primis le donne; Charlie Watts, e Ronnie Wood, arrivato alla metà degli anni Settanta.
Lo scorso novembre qui hanno tenuto due live ancora strong, con un pubblico che andava dai 15 ai 70 anni. Sono ancora forti gli Stones , nonostante il passare dei decenni, non fanno sorridere quando si esibiscono da vere star del palco, tutt’altro. Il loro nome , suggestivo e poetico, deriva da un pezzo del padre del blues, l’afroamericano Muddy Waters, grande interprete e chitarrista da brividi. Gli Stones hanno sempre fatto i trasgressivi, in contrapposizione con i fighetti Beatles. Anche se poi tra loro erano buoni colleghi e per un gioco dell’assurdo gli Stones venivano dalla middle class, mentre i perfettini Beatles erano figli della classe operaia. Gli Stones, rispetto ai quattro di Liverpool, sono sempre stati un prodotto più spontaneo, diremmo meno attento al marketing. Pensate a pezzi come Satisfaction, Angie, Lady Jane, Let’s spend the night together (solo per citarne alcuni) e subito vi trovate di fronte a un rock miscelato con il blues, la protesta, il sesso e la droga sbattuti in faccia, senza troppi preamboli.
Anche noi di FlipMagazine, da sempre con la vocazione e la volontà di una visione internazionale, siamo sempre stati dei grandi fan degli Stones. Energia e spontaneità, forza e anche poesia, ci hanno fatto correre ad ascoltare Mick e gli altri, tutte le volte che è stato possibile. Alla fine si può dire: God save the Stones!
Mauro Pecchenino
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