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Ago 07, 2012 Cosa bolle in Pentola
Luca Seguso’s picture from Flickr.com
Basta abbandonare di pochi chilometri una Milano proiettata verso il futuro, che sta innalzando futuristici palazzoni che puntano alla conquista dei cieli, e dirigersi a sud verso il comune di Chignolo Po, per imbattersi nel sontuoso Castello Procaccini. Questa dimora immersa nella campagna del Pavese è talmente bella da essere stata definita la “Versailles della Lombardia”. La struttura architettonica dell’edificio permette facilmente di raccontarne la storia. L’alta torre centrale, il fossato difensivo, le due garitte, e i quattro rivellini (torrioni) ai lati estremi, ci riportano alle origini medievali dell’edificio. Si ritiene che la dimora fosse stata voluta intorno al 740 d.C dal Re Liutprando che desiderava una struttura che dominasse l’altura e permettesse di controllare i traffici che si svolgevano lungo quella parte del Po. Nel XIII secolo, quando Pavia era capitale del territorio dei Longobardi al centro di quella che sarebbe poi stata chiamatala via Francigena, il castello divenne uno dei maggiori Feudi Lombardi, su cui si insediarono dapprima i Pusterla e, dopo lo sterminio che fu loro perpetrato, i Federici e i Cusani. Tra il XVII e il XVIII secolo il castello, per il volere del Cardinale Agostino Cusani Visconti allora proprietario, fu riedificato e vennero apportate diverse migliorie tra cui la realizzazione del giardino all’italiana all’esterno. La dimora fu trasformata da fortezza medievale in sontuosa reggia settecentesca (da qui l’appellativo di Versailles della Lombardia), con tanto di dipinti e stucchi realizzati da artisti della scuola tiepolesca. Notevole anche l’elegante scalone ricurvo che ingentiliscela facciata. La residenza godette di un certo prestigio all’epoca, tanto che Papi e nobili del calibro dell’imperatore Napoleone scelsero di soggiornare qui in occasione delle loro visite in Italia. Ad oggi il Castello è in mano alla famiglia Procaccini che si occupa del suo mantenimento e apre le sue porte ad un pubblico che ha così modo di visitare il Museo di Storia della civiltà agricola lombarda e il Museo Lombardo del Vino. Quest’ultimo in particolare svela i segreti dell’imbottigliamento, dell’invecchiamento e dell’abbinamento enogastronomico della produzione vinicola della Lombardia con tanto di pannelli fotografici che illustrano le diverse zone da cui provengono i migliori vini lombardi.
Barbara Pellegrini
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