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Feb 14, 2012 Cosa bolle in Pentola
William Cromar’s Picture from Flickr.com
Mostra o laboratorio? Organizzato da Fondazione Antonio Mazzotta e Boots Laboratories, il progetto “Pelle di donna” vuole cavalcare proprio il confine di questi due ambiti. Il tema delle pelle delle donne è scandagliato in tutte le forme e attraverso tutti i linguaggi possibili, tra cui anche quello dell’arte antica e contemporanea. La mostra, presente fino al 19 febbraio presso la Triennale di Milano, è aperta da una comparazione tra immagini epidermiche al microscopio e foto di superfici di astri e pianeti; perché si sa, per ogni donna la propria pelle è come un mondo! La sezione iniziale è dedicata ai primi studi risalenti al periodo sette-ottocentesco e ad un’esposizione di curiosi oggetti di ieri e di oggi deputati all’igiene personale, concetto ritornato in auge all’alba del XIX secolo da quando è in atto un vero e proprio boom dell’idea di cura del proprio corpo. Un “tunnel di mostri” è la sezione che si caratterizza per la proiezione di video a parete che mostrano sequenze di film nei quali la pelle è protagonista nella sua declinazione più mostruosa e grottesca. Cuore della mostra è “Il volto della bellezza, il ruolo della pelle”, dove una storia della cosmetica si intreccia a quella delle diverse visioni sul concetto di bello per come si è evoluto nel corso degli anni. Dalla visione classica e algida del Canova alle donne-icone immortalate da Man Ray, fino alle espressioni recenti e quasi astratte di Giuliana Cuneaz con l’imponente “Corpus in Fabula”. La pelle, bianca e levigata simile a porcellana o naturale e imperfetta, è protagonista anche in quest’occasione. Completano la mostra l’installazione “Metamorfosi di pelle di donna” che presenta la trasformazione dell’immagine di una stessa donna truccata e acconciata a seconda dello “stile” dell’epoca (dagli anni Venti fino ai Duemila), e la sezione “Pelle e identità”, in cui l’epidermide è concepita come una superficie intonsa su cui lavorare per esprimere la propria identità. E quale forma espressiva rappresenta meglio questo concetto se non quella del tatuaggio? Tanti e di prestigio sono i nomi celebri presenti in questo progetto: Giacomo Balla, Vanessa Beecroft, Gillo Dorfles, Marcel Duchamp, Lucio Fontana, Grazia Gabbini, Robert Gligorov, Abel Herrero, Roy Lichtenstein, Lazhar Mansouri, Giuseppe Penone, Marinella Pirelli, Odilon Redon, Auguste Rodin, Omar Ronda, Mimmo Rotella, Maia Sambonet, Andreas Serrano, Toulouse-Lautrec, Andy Warhol, Tom Wesselmann, solo per citarne alcuni. A conclusione del percorso il visitatore giunge in un vero e proprio laboratorio scientifico interattivo e in una stanza polisensoriale. Qui è possibile ammirare opere di Bruno Munari, Karl Prantl, Pietro Pirelli e Giuseppe Penone, nonché pezzi provenienti dall’Istituto dei ciechi di Milano e dal Museo tattile Anteros di Bologna. Prima di lasciare le sale della Triennale Infine, ogni donna può scattare un’istantanea del suo volto che andrà a far parte di un’installazione a parete composta dalle immagine di tutte le visitatrici. Perché si sa, la bellezza vera si ritrova solo nelle donne reali, quelle acqua e sapone che incontriamo tutti i giorni per strada.
“Pelle di donna” è un bell’esempio di come alle volte una mostra si possa costruire in maniera efficace attorno ad un tema e non solo attraverso percorsi monografici dedicati ai singoli artisti. Oggi, per fare la differenza, bisognerebbe che i curatori lavorassero per concepire mostre innovative seguendo questo filone, quello delle idee, meglio se queste danno spazio a interattività e dialogo tra forme estetiche diverse tra loro, piuttosto che per continuare a proporre forme classiche di esposizioni a senso unico che francamente sono molto viste e un po’ vecchie. Inoltre lavorare a stretto contatto con le aziende non deve essere visto solo come un espediente per ricavare fondi anche a scapito della validità dei prodotti culturali ma al contrario può essere concepito come un’occasione per mettere in sinergia le forze e per affrontare in modo innovativo il tema della divulgazione della cultura in Italia.
Barbara Pellegrini
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