Ultimo Aggiornamento giovedì 7 Novembre 2024, 10:48
Dic 11, 2011 Cosa bolle in Pentola
Si è inaugurata la stagione lirica del Teatro alla Scala con la rappresentazione del “Don Giovanni” di Mozart. Al maestro Daniel Barenboim è stata affidata la direzione dell’orchestra, mentre la regia a Robert Carsen. Il Don Giovanni composto da Mozart nel 1787 oggi è considerato uno dei capisaldi della cultura occidentale. Fin dal suo primo debutto parigino ha infatti affascinato scrittori, poeti, registi e filosofi, da Hoffmann a Kierkegaard, da Apollinaire a Baudelaire per citarne solo alcuni.
La scena si apre con Don Giovanni che, dopo essersi introdotto nella stanza di Donna Anna, cerca in tutti i modi di sedurla, mentre Leporello, il suo servo è fuori a fare la guardia. Donna Anna all’inizio lo scambia per il suo fidanzato, Don Ottavio, ma accortasi dell’inganno riesce ad allontanarlo. Nel frattempo però giunge il padre richiamato dalle urla della figlia, il quale Don Giovanni finirà per ferire a morte, fuggendo subito dopo. Nelle scene seguenti compare Donna Elvira, altra figura femminile presente nell’opera, la quale sedotta e abbandonata da Don Giovanni è ancora innamorata di lui. Donna Elvira continua disperatamente a cercarlo ovunque. Ma dopo che il servo del protagonista, Leporello, le racconta chi è veramente il suo padrone e delle sue conquiste sparse per il mondo, ella irata tenterà di punirlo in tutti i modi possibili. Infatti sarà proprio lei che cercherà di sottrarre la giovane Zerlina (che Don Giovanni vuole sedurre a tutti i costi) dalle grinfie del mascalzone. Ma ciò che in verità vorrebbe davvero Donna Elvira è che lui si pentisse delle sue malefatte ed amasse soltanto lei. Così tra travestimenti, balli, feste e tradimenti Don Giovanni continua a corteggiare strenuamente Zerlina nonostante la presenza del suo novello sposo Masetto. Alla fine però sarà proprio lui la vera vittima di tutto, vittima soprattutto di se stesso. Infatti morirà ucciso dalla spada del fantasma del Commendatore, il padre di Donna Anna, sprofondando dritto all’inferno.
L’edizione rappresentata al Teatro alla Scala è nel complesso ben riuscita anche se in alcuni punti si può dire che il regista ne abbia fatto una interpretazione un po’ troppo personale. Come ad esempio nella scena iniziale in cui Donna Anna pare sappia benissimo che l’uomo nel suo letto è Don Giovanni e in realtà non sembra fare neanche troppe resistenze. E ancora nel finale dell’opera, quando dopo essere stato ucciso, Don Giovanni ritorna tra i vivi, con una sigaretta accesa mandando all’inferno tutti gli altri personaggi. Una scelta del tutto arbitraria e discutibile dal momento che nel libretto, scritto da Lorenzo Da Ponte, non c’è alcun cenno a tutto ciò. Lì sono i perfidi, e quindi Don Giovanni, che vanno all’inferno a stare “con Proserpina e Pluton”. Riguardo alla scenografia molto essenziale sfida però in maniera un po’ eccessiva la nozione di “metateatro” con tutta una serie di giochi di specchi, che riflettono il teatro stesso. Inoltre, questo gioco pirandelliano viene portato all’eccesso con gli abiti degli attori che richiamano il velluto rosso del sipario e con gli attori stessi che si muovono tra il palco e la platea. Tutto quindi in chiave molto contemporanea ma nulla di veramente nuovo sul fronte sperimentale.
Ma chi è veramente Don Giovanni? E’ un seduttore, uno che vuole a tutti i costi affascinare e conquistare le donne, un bugiardo, uno sciupaffemine come direbbe qualcuno. Don Giovanni è un immorale certo, ma in realtà egli non vorrebbe ferire nessuna delle donne che ama, e non vorrebbe tradirne neanche una, ma lo fa ugualmente, perché in realtà lui è innamorato forse più dell’amore, dell’idea di amore,che delle donne in sè. Don Giovanni è un inquieto. Don Giovanni è un ansioso. Uno che non s’accontenta mai e non s’accontenta forse prima di tutto di se stesso. Preso da una continua ansia di cercare, di trovare e di provare qualcosa di nuovo per vedere se è meglio di quello che aveva prima. Schiavo del suo voler sedurre a tutti i costi, conquista una donna dopo l’altra. Ma egli in realtà non cerca nessuna donna in particolare. Don Giovanni le ama tutte: belle, brutte, giovani, vecchie, come spiega Leporello a Donna Elvira, nella mirabile scena del catalogo: “Madamina, il catalogo è questo delle belle che amò il padron mio, un catalogo egli è che ho fatt’io,osservate, leggete con me. In Italia seicento e quaranta,in Lamagna duecento e trent’una, cento in Francia, in Turchia novant’una, ma in Ispagna son già mille e tre.” . Non esiste dunque una donna in particolare che possa far girare la testa a Don Giovanni, a lui piacciono proprio tutte. Ne ha bisogno come il pane per mangiare e l’aria per respirare, perché per lui tutto è amore come risponde a Leporello quando nel secondo atto lo invita a lasciar le donne: “ Lasciar le donne! Pazzo! Lasciar le donne! Sai ch’elle per me son necessarie più del pan che mangio, più dell’aria che spiro!” e ancora “È tutto amore. Chi a una sola è fedele verso l’altre è crudele; io, che in me sento sì esteso sentimento, vo’ bene a tutte quante”.
Messa in questi termini in effetti forse l’inferno è una punizione un po’ eccessiva, per uno come Don Giovanni che in realtà non fa nulla di male se non amare smisuratamente, appassionatamente, disperatamente, forse…
Paola Tudino
happy wheelsLug 30, 2018 0
Feb 10, 2015 0
Nov 19, 2014 0
Set 11, 2014 0
Feb 09, 2016 0
Ott 06, 2015 0
Set 25, 2015 0
Set 17, 2015 0