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Ott 10, 2011 Attualità, World Wide
soylentgreen23’s Picture from Flickr.com
Londra
Ci siamo trovati ad un party in black tie, in una splendida mansion house, fuori Londra. E tra gli invitati, una settantina, c’erano tre attori inglesi, molto interessanti per chi ama il cinema e il teatro di serie A.
Loro sono Daniel Craig, Rachel Weisz e Jude Law. Tra una flute di champagne e un canapè al caviale e salmone, grazie all’amicizia con il padrone di casa, abbiamo provato a conoscerli meglio.
Daniel è il nuovo James Bond, forse il migliore dopo Sean Connery. E’ anche un attore che a teatro ha una presenza scenica notevole e anche a Broadway attira una marea di spettatori. Ha un fisico massiccio, non è alto e ha la faccia da duro. E’ anche un intellettuale. Ci dice:”Interpretare un ruolo vuol dire lasciare a casa se stessi e la propria personalità. Si gioca ( in inglese, ma anche in francese, recitare ha lo stesso significato di giocare) la carta di un altro e la vita di un altro e l’emozione è forte”. Indossa lo smoking con classe, nonostante le spalle da lottatore. Rachel è da pochi mesi la moglie di Daniel. Si sono sposati, con solo quattro invitati, a New York. Lei è proprio bella, capelli scuri e occhi verdi blu, ha un sorriso contagioso. E’ stata lanciata dalla Mummia, poi ha vinto un Oscar, per The Constant Gardener. E’ una grande attrice e parla con passione del suo lavoro, fasciata in un abito grigio nero. Afferma: ”Ogni volta che entro in un personaggio spero non viva momenti drammatici, perché per me sono contagiosi e soffro anch’io”. Ci dice che conosce un po’ l’Italia e va pazza per il Chianti. Jude è magrolino, alto, apparentemente più frivolo. Ci eravamo già conosciuti durante una cena con amici comuni, in un ristorante che rispecchia la new wave culinaria londinese. A tavola era seduto accanto a me e ci eravamo fatti grandi risate. Avevamo anche fatto i galanti con due ragazze che facevano parte del nostro gruppo. Quando mi vede, mi saluta con simpatia, lascia il suo aplomb british e incomincia a vantarsi per il suo smoking (qui la chiamano dinner racket) made in Italy. Mi prende in giro , perché dice che il suo abito da sera è più bello del mio (made in England). Insomma è un piacere parlare con l’ultimo Watson del cinema, il testimonial di un profumo di Dior on air anche in Italia e l’indimenticabile e scanzonato Alfie di un film di successo di qualche anno fa. E’ anche autoironico, mi dice che come sex symbol ha qualche problema e mi fa vedere la calvizie che gli attacca il ciuffo british. Sostiene: ”Mi piacerebbe lavorare con un regista italiano, Sorrentino per esempio, mi sembra molto forte nel dirigere gli attori, nel film che ha fatto negli States con Sean Penn è terrific”.
Una serata un po’ eccezionale, elegante, nella capitale d’Europa, finita alle 4 del mattino, con tre divi che restano lì a parlare, ridere e pensare.
Mauro Pecchenino
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