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Lug 17, 2011 Attualità, Italia
“Il volto è lo specchio dell’anima”.
Questa frase può sembrar banale, ma in realtà rivela significati e relazioni molto profonde. La morfopsicologia, infatti, è lo studio che permette di dedurre le dinamiche psicologiche di un individuo, partendo dalle forme del viso, che è il punto d’incontro tra il nostro patrimonio genetico e l’ambiente nel quale siamo cresciuti. È una delle chiavi di accesso al vissuto di una persona.
L’analisi dei lineamenti si perde nella notte dei tempi, da Aristotele a Pitagora, al professor Lombroso, che nell’ottocento, tramite l’analisi di particolari anomalie fisiche, diede il via alla criminologia.
La forma del viso, occhi, naso, bocca, zigomi, dice chi siamo, riflette il nostro vissuto emozionale, le nostre esperienze, la nostra personalità.
Il morfopsicologo, infatti, aiuta la persona a realizzare il suo potenziale massimo, indirizzandola sulle basi della sua predisposizione, nello studio, nel lavoro, nel sociale, nel commerciale, nella vita. È anche un ottimo strumento di diagnosi, visto in un’ottica di sostegno e di miglioramento.
Abbiamo approfondito questa materia così affascinante attraverso il dott. Jean Spinetta, psicoterapeuta, allievo di Corman, ora vicepresidente della Societé Française de Morfopsycologie e Presidente della SIMPA Società Italiana di Morfopsicologia.
Un personaggio carismatico che vive tra Nizza, Milano e l’Argentina, dove insegna questa disciplina con grandissimo entusiasmo.
Poniamo alcune domande a Spinetta:
– Com’è nata in lei questa passione?
“Per imparare a conoscere prima me stesso e, di conseguenza, conoscere gli altri, il loro lato nascosto, i talenti da valorizzare, i nodi su cui lavorare per arrivare a un miglior equilibrio e benessere”.
– Chi si può rivolgere al morfopsicologo?
“Può essere un supporto per una migliore comunicazione ed essere d’aiuto a tutti quelli, che lavorano in relazione col pubblico e un prezioso sostegno per gli insegnanti e i genitori. Consente di ampliare lo sguardo con cui guardiamo alla relazione e alle dinamiche di coppia. Dietro le apparenze c’è un delicato meccanismo di giochi relazionali, reciproci di potere: la consapevolezza in quale gioco si è coinvolti permette di ristrutturare tali situazioni a favore di una relazione più completa”.
– Cosa ne pensa della chirurgia plastica in rapporto alla metamorfosi interiore che si ottiene dal cambiamento corporeo?
“La chirurgia plastica è la metodologia che attraverso il cambiamento delle forme esteriori mira ad ottenere ripercussioni profonde che curano i conflitti e le ferite interiori per poter star bene con se stessi ed accrescere la nostra autostima”.
-Ci dia due indicazioni sui “tipi psicologici”:
“La morfopsicologia non propone un’analisi asettica, ma una visione olistica delle nostre carenze e potenzialità. Si fonda sulla legge di dilatazione e ritrazione; due livelli estremi all’interno dei quali scorre l’esistenza della persona. Nella costruzione della forma umana, prevalgono due tendenze principali: il biotipo “dilatato” e il biotipo “ritratto”, che sono chiave di lettura della legge della natura stessa e all’origine della vita. Il “dilatato” rappresenta un bimbo nel primo anno di vita, con tutti i ricettori aperti in fase di espansione, di sviluppo, di crescita. Il “ritratto” si caratterizza nella fase autunnale della vita che lo porta a conservare le sue energie e mettere il suo organismo al sicuro, non appena si presenta il pericolo. Forme rotonde, forme appiattite, i visi dilatati esprimono la psicologia del bambino, i visi ritratti della vecchiaia”.
L’applicazione della morfopsicologia ci procura la gioia nello scoprire l’altro, nel capirlo meglio, nell’aiutarlo a sviluppare il potenziale presente, trovando la chiave d’espressione per poter diventare persona realizzata. Ci da così la gioia di andare sempre più lontano, di scoprire sempre di più.
Carla Aghito
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