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Un Paladino da antologia
giuli's Picture from Flickr.com
Una Montagna di sale, disseminata di cavalli arcaici, emerge tra il marmoreo Duomo di Milano e Palazzo Reale. Incuriosisce, sembra invitare a proseguire il cammino. Nel cortile quattro enormi scudi in ferro, terracotta e legno rappresentano segni e numeri tridimensionali.
Sono le prime opere che aprono la straordinaria personale di uno dei più grandi artisti italiani viventi: Mimmo Paladino.
Il piano nobile di Palazzo Reale accoglie, fino al 10 Luglio, la mostra del maestro campano e prende in esame oltre trent’anni della sua attività.
Cinquanta opere – tra cui dipinti di grandi dimensioni, sculture e installazioni – percorrono idealmente il percorso artistico di Paladino.
Personalità di grande spicco del movimento della Transavanguardia vive una incredibile evoluzione a partire dai suoi esordi fino ad oggi.
L’uomo è il centro del suo universo artistico. I corpi, scolpiti e dipinti, vengono destrutturati, corrosi, trasformati. Dominano colori forti, intensi, a tratti accecanti. Le figure, però, come in un incomprensibile ossimoro, sono scure, senza volto, inquietano e trasmettono emozioni cupe, di incertezza, morte e sofferenza. Oggetti esterni, come rami e corna, invadono e intersecano dipinti e sculture creando una sorta di “ponte di contatto” tra l’opera, statica e immobile, e la realtà dell’osservatore.
L’installazione che, più di tutte, lascia senza fiato per la sua imponenza teatrale, che rapisce e mette i brividi è senza dubbio quella dei Dormienti. Un’intera sala dedicata a 32 sculture, tutte diverse. I corpi rannicchiati, abbandonati e lacerati da un viaggio (forse), sopravvissuti e morti, silenziosi, senza forze e indifesi sono immersi nella composizione eco-acustica di David Monacchi, il giovane compositore marchigiano che Paladino ha voluto coinvolgere in una stretta collaborazione artistica.
Una mostra difficile da descrivere. Una mostra profonda e complessa nell’interpretazione.
Una mostra da vivere.
Eleonora Dafne Arnese
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